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Nicola, la voglia di viaggiare spezzata dal tragico volo. Chi era l’operaio morto dopo 16 mesi

Costretto allo stato vegetativo, ha lottato per 16 mesi contro la morte per tornare dagli affetti più cari, ma non ce l’ha fatta e si è spento a soli 28 anni: è l’ennesima vittima sul lavoro. Ora si procederà con l’autopsia – per fare luce sulla tragedia – e poi si potrà procedere con il commiato.

Nicola Maddalozzo viveva a Pionca di Vigonza, il suo cuore ha smesso di battere per sempre nella notte tra giovedì e venerdì. Lascia nel dolore la mamma Barbara Sacconi, il padre Livio, la sorella Giulia e il fratello Luca.

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Lunedì 17 aprile 2023 si è consumato il dramma da cui il ragazzo non si sarebbe più ripreso. Secondo le ricostruzioni effettuate dai tecnici dello Spisal e dai carabinieri il giovane, dipendente e tecnico manutentore alla Fb Service di Padova – azienda specializzata nell’installazione, manutenzione e vendita di climatizzatori e caldaie – quella mattina si trovava in un cantiere a Limena e stava montando un condizionatore ad un’altezza di sei metri da terra, quando ad un tratto aveva perso l’equilibrio cadendo dal ponteggio.

Un volo terribile, con il giovane che aveva sbattuto violentemente la testa: al loro arrivo il personale sanitario del 118 avevano subito capito che le sue condizioni erano gravissime. Trasportato in ospedale a Padova, era stato operato al cervello ma nel corso dei mesi le condizioni sono via via peggiorate, tanto da decidere per il trasferimento all’hospice Bonora di Camposampiero.

«Nicola aveva un forte legame con Giulia, che ha 32 anni, la maggiore, e con Luca, che ne ha 19», spiega mamma Barbara, «fino all’ultimo respiro sono rimasti accanto al fratello. Ora siamo ancora in attesa del via libera della magistratura alla sepoltura, il funerale non è ancora fissato, nei prossimi giorni verrà eseguita l’autopsia. Nicola è stato sottoposto a diversi interventi in questi mesi, è stato un periodo complicato. Una vera agonia: per lui, per tutti. I medici erano stati chiarissimi fin dall’inizio, ma nonostante la scienza non ci desse margini, e non ci siano stati segnali positivi in questo periodo, noi abbiamo sempre mantenuta viva la speranza».

Il ragazzo era in uno stato vegetativo permanente, da gennaio era stato trasferito al Bonora.

«La famiglia gli è stata vicina sempre, andavamo a trovarlo – insieme, o a turno – quasi tutti i giorni, non lo abbiamo mai lasciato solo». Non è stato possibile donare gli organi «per la complessità di ciò che Nicola ha attraversato in questo anno e mezzo, fra operazioni e farmaci».

La mamma ricorda il suo ragazzo: «Amava viaggiare. Tra i suoi sogni c’era quello di trasferirsi in Olanda per un periodo di lavoro. Era un passaggio imminente, ci teneva a muoversi in un paese che gli piaceva come situazione, come mentalità. Nicola aveva mille idee e tanta voglia di vivere, si adattava a tutto, non aveva paura dell’ignoto, era uno spirito libero».

Un’energia fuori dagli schemi: «A Nicola non piaceva andare a scuola, ma è diventato un gran lavoratore, ed era anche molto amante dello sport: nuoto, karate, rugby, palestra, pesca. Era divertente e sicuro di sé, fin da bambino. E aveva un cuore buono», conclude la mamma.

Al momento dell’infortunio il giovane era solo. Poco distante c’era solo un collega che, una volta sentito il tonfo dell’impatto al suolo, si è precipitato a soccorrerlo e, capita la gravità della situazione, ha dato l’allarme.

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