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AfD, l’avanzata dell’estrema destra e la stanchezza della guerra che la sinistra non ripudia più

Non ho gli elementi e la conoscenza sufficiente per fare un’analisi seria del voto di domenica alle regionali tedesche, dove l’ultradestra di Alternative für Deutschland (AfD) è diventata il primo partito in Turingia ed è arrivata in Sassonia a un’incollatura dai Cristiano democratici della Cdu, in tutti e due i casi sopra il 30%, con i partiti della “maggioranza semaforo” del cancelliere Scholz (Socialdemocratici, Liberali e Verdi) crollati a percentuali e ruoli marginali (6-7% la Spd, sotto al 5 i Verdi, praticamente scomparsi i liberali).

E’ un voto che inquieta. Non soltanto perché conferma l’avanzata dell’onda nera in Europa che già ci ha regalato Meloni, Le Pen, Orban e ha portato la destra sovranista e nazionalista al governo in sette stati membri su 27. Non solo perché il leader dell’Afd in Turingia, Bjorn Hocke, è un ceffo che nega l’Olocausto e sostiene che “non tutte le SS erano criminali”; un tale che la giustizia tedesca ha definito “fascista” e condannato per aver gridato dal palco lo slogan delle SA naziste “Tutto per la Germania”. Non solo perché immaginare i nipotini di Hitler al potere in Germania fa venire i brividi (e voi direte, perché in Italia i nipotini di Mussolini e Almirante a Palazzo Chigi no?). E nemmeno soltanto perché gli analisti dicono che quest’onda non è solo voto di protesta ma anche condivisione delle posizioni più estreme della destra a cominciare da quelle razziste, contro gli immigrati, gli emarginati, i “diversi”.

Se penso ai recenti tracolli elettorali di Macron in Francia, di Scholz in Germania, dei partiti della “maggioranza semaforo” in Turingia e Sassonia e, di converso, al successo di partiti populisti e personali come il “rossobruno” BSW di Sahra Wagenknecht (ha preso più del 15%), mi sembra di vedere in quelle elezioni anche una sorta di termometro di chi è stanco di guerra.

Mi pare che quel voto, come altri recenti in Europa, dia voce a chi non ne può più di vedere i governi (di Scholz, Macron, Von der Leyen, Meloni, sì pure lei, pure in Italia) appecorati agli Usa, allineati a un Atlantismo in declino che parla solo di più armi all’Ucraina, non muove un dito in favore della mediazione, vuole spezzare le reni alla Russia, difende a oltranza una “autodifesa” di Israele che si traduce nella distruzione di Gaza e nell’occupazione della Cisgiordania (che non sono poi diverse o migliori dell’occupazione e distruzione russa dell’Ucraina), che considera Putin il nuovo Hitler, Zelensky un moderno Churchill, Netanyahu il proprio “figlio di puttana”.

Che siano l’ultradestra, certi nazionalisti e criminali, i populisti neri, verdi o rossobruni a dar voce a questa stanchezza di guerra e non i governi di centrosinistra incanalandola poi nel modo giusto, e non la sinistra rilanciando con forza la parola pace e ripudiando la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (articolo 11 della nostra Costiutuzione), fa una grande tristezza. Ci sarebbe un’autostrada davanti, anche di consensi. Ma mancano lo spessore, il coraggio, le schiene diritte. .

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