In otto contro uno, distruggono il locale a Mestre. I titolari: «Scene mai viste»
«È stata una grandinata di vetri, mai visto niente del genere in tanti anni che gestisco locali. In due minuti avevano combinato un macello senza precedenti. Migliaia di euro di danni, senza contare che poi ci è toccato restare chiusi un giorno, per sistemare tutto. E per andare in ospedale».
Andrea ha ricevuto una prognosi di sette giorni, ma lunedì è dovuto tornare dietro al bancone e parla dell’accaduto con tono ancora incerto.
Il suo socio, Diego, sistema i tavolini e intanto scuote la testa: «Mai vista una scena simile, mai», ripete mentre si prepara al servizio serale.
Il 2 settembre i due titolari della Vinosteria Doc di via Palazzo riaprivano il locale dopo una domenica passata a riparare i danni e a medicarsi le ferite; la storia era riassunta in una serie di fogli appesi a quella stessa vetrina che sabato notte è andata in frantumi sotto i colpo di bottiglie, bicchieri, sedie e sgabelli, lanciati senza remore dalle otto persone che hanno scatenato il disastro nel plateatico del bar, così come nei due adiacenti: «Dobbiamo tenere chiuso per colpa delle belle persone che ci hanno distrutto il locale», si leggeva sul vetro nuovo.
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Una guerra lampo, senza quartiere, che aveva al centro un giovane nordafricano - conosciuto in zona - che per qualche motivo era diventato bersaglio di quella squadra furibonda (sembra di origine curda, altrettanto nota a Mestre), abbattutasi su via Palazzo poco prima di mezzanotte.
«Sono arrivati e hanno fatto volare tutto quello che gli capitava per le mani: il ragazzo si è preso uno sgabello sulla schiena e, a quel punto, io d’istinto l’ho afferrato e l’ho lanciato dentro al locale, sperando di metterlo al sicuro», racconta ancora Andrea, che in verità ha pagato caro quell’atto di solidarietà automatica verso un suo cliente, ritrovatosi all’improvviso oggetto di un mezzo linciaggio: «Mi sono messo in mezzo, sì, e ho finito per prendermi una bottiglia sulla testa. Per fortuna mi ha colpito un po’ di striscio, ma è stata una bella botta comunque».
Il vetro è pesante, tanto spesso da essersi incrinato ma non distrutto - risparmiando così all’oste almeno i tagli - e la bottiglia è ancora conservata dietro al bancone, Andrea la mostra pesandola con la mano: «Gli agenti della locale che sono intervenuti ci hanno detto di tenerla, che può servire come elemento di prova».
Come al barista, male è andata anche al locale: la «grandinata» di bicchieri, bottiglie, posacenere, sedie e tavolini si è abbattuta contro le vetrine e le porte a vetri, intaccando e fessurando: «Non abbiamo ancora finito di fare i conti, ovviamente, ma saranno oltre cinquemila euro di danni, a cui si aggiungono i mancati incassi della giornata di domenica. Se abbiamo riaperto è solo perché dobbiamo pur sempre pagare le tasse».
Oltre al titolare di Doc è rimasto ferito nello scontro anche il gestore di un altro locale, anche lui finito nella traiettoria dei lanci, colpito al volto e agli occhiali.
«Abbiamo chiamato tutti: 112, 113, 118, a un certo punto abbiamo anche perso la linea con il numero unico di emergenza e abbiamo dovuto richiamare», ricorda Diego, che al momento dello scontro era sul retro e per questo si è risparmiato di ricevere a sua volta qualcosa sulla testa, «Alla fine si sono presentati qui gli uomini della polizia locale, i militari del reggimento lagunari e i sanitari del Suem.
Ma ormai la banda di aggressori se n’era già andata, scappata via dopo aver devastato tre plateatici». Non significa che non sarà possibile identificare gli otto responsabili: la zona è tappezzata di telecamere, pubbliche e private, e il comando del Tronchetto sta già cercando di risalire alle identità di tutti i coinvolti.
Intanto però in via Palazzo lo scontento è sempre più rumoroso: i residenti della zona ricordano come, solo qualche mese fa, sempre tra i tavolini e i portici si sia consumato un accoltellamento e sabato notte in tanti sono stati attirati alle finestre dai rumori.