Nodo di Udine, accordo con le Ferrovie: cinque passaggi a livello saranno eliminati entro il 2029
UDINE. I cinque passaggi a livello cittadini saranno dismessi entro il 2029 con il termine dei lavori vero e proprio – comprensivo di barriere fonoassorbenti e di opere accessorie – previsto per l’anno successivo. I tempi sono quelli dettati dall’assessore regionale alle Infrastruttura, Cristina Amirante, a margine della sigla del protocollo d’intesa tra Comune, Regione e Rfi per gli interventi sul cosiddetto Nodo di Udine.
Un accordo in cui non è specificata una dead line esatta della risoluzione del problema – con le Ferrovie che tuttavia si impegnano a presentare un cronoprogramma preciso entro tre mesi da lunedì 2 settembre –, ma che contiene una serie di specifiche tale da fare felici praticamente tutti. Anzi, quasi tutti a essere onesti visto che da questo ragionamento restano esclusi una manciata di consiglieri – Matteo Mansi a palazzo d’Aronco e Furio Honsell in piazza Oberdan – nonchè il M5s.
Poco, onestamente, per fare da contraltare alla soddisfazione bipartisan che si respirava ieri tra la sede della Regione di via Sabbadini, dove è avvenuta la firma vera e propria del protocollo, e l’officina di InRail a due passi dalla stazione, luogo invece scelto per la cerimonia.
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Tempi e costi stimati
La situazione attuale è quella cristallizzata a metà giugno quando il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (cioè il Cipess), ha sbloccato, in primis grazie al pressing della sottosegretaria Vannia Gava, una nuova tranche da 40 milioni di euro che porta il totale a disposizione di Rfi per l’opera a quota 167. Cifra, questa, sufficiente a coprire le prime due fasi delle sei complessive previste per il completamento dei lavori. Due step che avranno bisogno degli ultimi mesi del 2024 e di tutto il 2025.
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Il problema è che i costi stimati, nel tempo, sono saliti fino a 340 milioni e lo stesso protocollo d’intesa prevede che Rfi proceda con l’opera a seconda dei fondi messi a disposizione dal ministero. «Ma presentando soltanto progetti esecutivi pensiamo di ottenere con maggiore facilità i finanziamenti necessari» ha spiegato De Toni. Ancora più nel dettaglio è scesa Amirante. «Contiamo di avere a disposizione almeno altri 50 milioni già il prossimo anno – ha detto –, anche se l’ideale sarebbero 100. Denaro che consentirebbe di completare la terza fase dei lavori e di avviarci verso la fine dell’opera». Attualmente, vale la pena di ricordarlo, Rfi sta realizzando il nuovo apparato tecnologico di Udine Centrale e poi si concentrerà sul posto di movimento di Cargnacco. Terminati queste due fasi, ne resteranno quattro fino al «completamento del raddoppio della circonvallazione di Udine e alla realizzazione delle barriere antirumore».
Protocollo e soddisfazione
Se è vero che la parola «dismissione» non è presente nel protocollo, è altrettanto vero che due passaggi dello stesso – approvato all’unanimità sia dalla giunta comunale sia da quella regionale – sono tutt’altro che banali. «Le parti concordano – si legge nel testo – la necessità di attuare e completare in tempi certi e il più possibile celeri l’intervento denominato Nodo di Udine, al fine di consentire maggiori livelli di capacità lungo il Corridoio Baltico-Adriatico utilizzando fin d’ora prevalentemente la linea di circonvallazione per il traffico ferroviario». Cioè quella che non attraversa la città e che «a conclusione degli interventi sul Nodo di Udine dovrà diventare esclusivo».
La linea urbana, in altre parole, permarrebbe in esercizio «ai soli fini della gestione emergenziale del traffico ferroviario». Non soltanto, però, perchè le parti, che in questo caso sono sempre Comune, Regione e Rfi, si impegnano anche a «valutare la possibilità, anche antecedente al completamento dell’intervento Nodo di Udine di sospendere l’esercizio ferroviario nel tratto urbano» in funzione delle esigenze di capacità del mercato. «L’impegno è proprio quello di eliminare almeno la percorrenza in città dei treni mentre proseguono i lavori lasciando i passaggi a livello sempre aperti – chiosa Amirante – per poi eliminarli completamente. Quando? Tra il 2028 e il 2029 crediamo di farcela, mentre il completamento delle opere finali, con il raddoppio della circonvallazione e la realizzazione delle barriere, è previsto per l’anno dopo. È un giorno storico, non solo per Udine, ma per tutto il Friuli Venezia Giulia vista l’importanza che riveste la città nel panorama degli snodi ferrovieri regionali».
Comune e rete ferroviaria italiana
Pollice alto pure dalle parti di palazzo D’Aronco. «È un grande risultato e un passo avanti importante per tutti – ha sostenuto De Toni –. Finalmente avremo a disposizione un cronoprogramma preciso dell’opera e verrà attivato un comitato di monitoraggio in cui sarà presente anche il Comune. Il tutto grazie alla sinergia con le istituzioni, in primis Regione e Rfi, ma anche con il Governo nazionale come testimoniato dalla presenza della sottosegretaria Gava e dall’onorevole Graziano Pizzimenti».
Da parte sua, infine, l’amministratore delegato di Rfi, Gianpiero Strisciulio ha parlato di «giornata importante perchè con questo accordo definiamo nel dettaglio le fasi della progettazione e dei lavoro sul Nodo di Udine che per Rfi rappresenta uno snodo fondamentale dell’intero asse ferroviario italiano sia per il trasporto merci sia per quello delle persone».