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Overtourism, non soltanto città: gli impatti del sovraffollamento turistico sugli ecosistemi

Di Marevivo

Caldo torrido, lunghe code, spiagge gremite, località di montagna ricolme di villeggianti, prezzi alle stelle. L’estate 2024 verrà ricordata non solo per le temperature da record, ma anche per un fenomeno ormai dilagante: l’overtourism, o sovraffollamento turistico. Questo fenomeno, definito dall’afflusso eccessivo di turisti che invadono in massa determinati luoghi, eccedendo la capacità di una destinazione di gestirli, ha raggiunto livelli di guardia. Le conseguenze hanno implicazioni ambientali e sociali, con la distruzione di flora e fauna e segni sempre più evidenti di insofferenza tra i residenti.

Il sovraffollamento turistico è il risultato di una combinazione di fattori che hanno aumentato la pressione su città e siti naturali. Dopo il Covid, si pensava a una decompressione, ma il recupero è stato rapidissimo: nel primo trimestre del 2024, gli arrivi di turisti stranieri in Europa e i pernottamenti hanno superato i livelli del 2019. A trainare questo recupero sono stati i flussi tra Paesi membri come Germania, Francia, Italia e Olanda, e il turismo dagli Stati Uniti, sempre molto forte. In Italia, il settore turistico rappresenta il 13% del Pil, generando il 25% di nuovi posti di lavoro, con una spesa turistica inbound di 51,6 miliardi di euro nel 2023, concentrata principalmente in Lombardia, Lazio, Veneto e Toscana.

Il 70% dei turisti stranieri in Italia si concentra sull’1% del territorio nazionale. Questo fenomeno è alimentato dai voli low cost, dalle piattaforme di affitti brevi, dalla crescente influenza dei social media e dalle serie TV che rendono alcune destinazioni irresistibili. Questi fattori hanno reso il turismo di massa una realtà che mette sotto pressione infrastrutture e meraviglie paesaggistiche. Inoltre, entra in gioco il cosiddetto effetto rebound: i miglioramenti nell’efficienza energetica, l’abbassamento dei costi e la maggiore accessibilità spesso determinano un incremento nel consumo complessivo dei servizi, che spinge sempre più persone a viaggiare determinando un incremento delle emissioni globali, danneggiando il Pianeta e il clima. Per il mare, nel quale tutto confluisce, l’impatto sull’intero ecosistema compreso quello costiero è enorme: dai rifiuti di plastica che impiegano centinaia di anni per degradarsi, rimanendo però sempre in forma di microplastiche, ai mozziconi di sigaretta, dall’interferenza pesante con flora e fauna marine all’aumento della temperatura media delle acque superficiali.

Le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma, così come le Cinque Terre, sono diventate icone globali del turismo, attirando milioni di visitatori ogni anno. Tuttavia, questo successo ha un prezzo: l’usura dei beni culturali, la degradazione degli ecosistemi e un crescente malessere tra le comunità locali, che si sentono assediate e spesso sfrattate dal loro stesso territorio.

L’overtourism ha effetti devastanti, particolarmente evidenti in Italia. La pressione turistica accelera l’erosione dei sentieri naturali nelle Cinque Terre e mette a rischio l’equilibrio degli ecosistemi. A Venezia, il traffico delle navi da crociera contribuisce all’inquinamento atmosferico e alla destabilizzazione della laguna, mettendo a rischio l’ambiente e il patrimonio culturale della città. L’aumento dei rifiuti e la distruzione degli habitat naturali sono altre conseguenze evidenti. Inoltre, l’intensificazione del traffico aereo, stimolata dai voli low cost, ha un impatto significativo sulle emissioni di CO2, aggravando la crisi climatica. Il riscaldamento globale, a sua volta, rende sempre più difficile la gestione del turismo, con ondate di calore che spingono i turisti verso coste e montagne, aggravando ulteriormente la pressione su queste aree.

Nel 2023, l’Italia ha registrato oltre 100 milioni di visitatori, con un ulteriore incremento nel 2024. La crescita del turismo ha portato benefici economici, ma ha anche messo in evidenza la necessità di trovare un equilibrio sostenibile. Affrontare l’overtourism richiede un approccio olistico che combini regolamentazione, educazione e innovazione. Tra le soluzioni possibili: una migliore gestione dei flussi turistici, promuovendo destinazioni alternative, limitando gli accessi in alta stagione e creando percorsi turistici meno battuti. La regolamentazione delle piattaforme di affitti brevi è cruciale, imponendo limiti ai giorni di affitto e tassazioni specifiche per preservare la residenzialità dei centri storici. Altrettanto importante è educare i turisti a pratiche di viaggio più sostenibili, come ridurre i rifiuti e rispettare le regole locali. Infine, incentivare l’ecoturismo e il turismo culturale può ridurre l’impatto negativo sul territorio.

L’overtourism rappresenta una sfida complessa e urgente per l’Italia e il mondo intero. Preservare il patrimonio naturale e culturale richiede un impegno collettivo da parte di governi, imprese e cittadini. Le soluzioni esistono, ma devono essere applicate con determinazione e visione a lungo termine per garantire che le meraviglie del nostro pianeta, e dell’Italia in particolare, siano fruibili e apprezzabili anche dalle generazioni future.

L'articolo Overtourism, non soltanto città: gli impatti del sovraffollamento turistico sugli ecosistemi proviene da Il Fatto Quotidiano.

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