Francesca Giannone apre il Ticinum Festival: «Ho trovato l’amore con La Portalettere»
PAVIA. La Portalettere, il suo romanzo d’esordio, è stato il più venduto del 2023 (450mila copie), ha vinto il premio Bancarella, è stato tradotto in 37 Paesi e diventerà una serie tv. Francesca Giannone mercoledì 4 settembre, alle 21, sarà a Pavia - primo ospite del Ticinum Festival che si svolge nel cortile del Broletto fino al 14 settembre - con il suo nuovo romanzo, Domani, domani, pubblicato da Nord Editore. Dialogherà con Federica Villa, docente di Storia e Critica del Cinema all’Università di Pavia. L’ingresso è libero.
Al telefono risponde subito con una voce squillante. «Come sto? Molto bene! Ho appena saputo che La Portalettere è best seller anche in Spagna. Lì si intitola La cartera e a una settimana dall’uscita è il terzo romanzo più venduto».
In Italia ora è addirittura in classifica con due romanzi.
«Nella top ten generale. La Portalettere è tornata in classifica insieme a Domani, domani. E’ come se si tenessero la mano».
Come sta vivendo questo successo?
«Con grandissima gioia perché non era affatto scontato. Invece anche il mio secondo romanzo è stato accolto con molto affetto dai lettori».
La sua vita è cambiata?
«Completamente. Nel frattempo mi sono trasferita a Milano, città anche molto più comoda per gli spostamenti. Da gennaio a questa parte del resto vivo in tour su e giù per l’Italia».
E ha trovato l’amore.
«Diciamo che è un regalo che mi ha fatto la bisnonna Anna, perché galeotto è stato proprio La Portalettere».
Ha lasciato definitivamente il Salento?
«No, per niente. Lizzanello, il paese vicino a Lecce in cui sono cresciuta fino ai vent’anni, resta il luogo del cuore. Ho sempre pensato che prima o poi ci avrei messo le radici. Poi ho vissuto a Roma e a Bologna ma ci sono tornata poco prima della pandemia».
Ed è stata una fortuna.
«Si, perché facendo le pulizie ho aperto un cassetto chiuso da anni e ho trovato il biglietto da visita della mia bisnonna. La storia di Anna è venuta a cercarmi».
In Salento, la sua terra, è ambientato anche “Domani, domani”, anche se qualche decennio più tardi.
«Comincia dove finisce La Portalettere. Anna muore negli anni Sessanta e la storia di Lorenzo e Agnese è ambientata in quel periodo».
Sono gli anni del boom economico.
«Mentre era già partita la corsa all’industrializzazione nel Nord, nel triangolo Genova-Torino-Milano, anche al Sud succedeva qualcosa. Alcuni piccoli produttori di olio capirono di poter riciclare gli scarti, la materia grassa, per produrre saponi. Cercavano di stare al passo, ma la maggior parte delle piccole fabbriche purtroppo non sono sopravvissute».
Come è accaduto a quella del padre di Lorenzo e Agnese.
«I personaggi sono di fantasia ma la storia che racconto è comune a molte aziende familiari dell’epoca, sostenute dalla volontà di riscatto, dal sogno di creare una grande azienda, ma incapaci di resistere alla concorrenza anche da Francia e Stati Uniti. In fondo è la storia di un sogno interrotto».
E anche di scelte e di rimpianti.
«Il titolo, Domani, domani si riferisce infatti a due destini generati da scelte differenti. Non dò un giudizio, non c’è una decisione giusta o sbagliata, lascio che sia il lettore a farsi un’opinione».
Ha già in serbo una nuova storia?
«Ho già cominciato a lavorarci, sto facendo ricerche d’archivio. Parto sempre dallo studio dell’epoca in cui ambiento la vicenda. E’ un lavoro che dura mesi, consulto riviste, materiale iconografico, risento la musica e mi interesso anche al design. Mi piace delineare un’atmosfera attraverso gli oggetti, una Lambretta, i primi frigoriferi, la sigla di Carosello».
Dove sarà ambientata?
«Ancora in Salento. Voglio continuare ad accendere i riflettori sulla mia terra, sento che abbia molte storie chiuse dentro a cassetti ancora da aprire. In fondo è un riscatto del luogo che va di pari passo con quello dei miei personaggi». —