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Remo Anzovino ad Aquileia: «La musica sa farci volare»

AQUILEIA. Un concerto per la pace in un luogo suggestivo come piazza Patriarcato di Aquileia: è l’unico appuntamento live, per questa estate, di Remo Anzovino nella sua regione. Domani, alle 21, il pianista sarà protagonista di un evento a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su eventbrite.it. «Sono felicissimo di esibirmi in un luogo in cui non ho mai suonato prima e così denso di significato – spiega Anzovino –. Ho suonato in luoghi straordinari ma ogni volta faccio in modo che l’attenzione sia sulla musica. Racconto storie che non si basano sulla mia quotidianità ma che diventano musica attraverso la mia sensibilità».

Che tipo di concerto sarà?

«Quello estivo è un tour basato sull’ultimo lavoro “Don’t Forget to fly”, un volo sulle note che ho immaginato come un sogno in diverse tracce, da cui a un certo punto ci si sveglia, trovando un mondo in cui il cielo è sempre più nero e denso di nuvole».

Come il mondo in cui ci troviamo oggi, in cui ci sono diversi ostacoli alla pace?

«Questo lavoro è nato dalla pandemia, dalla crisi climatica, e dalla consapevolezza della presenza di conflitti, e mi ha permesso di portare le persone verso la bellezza del suono nella dimensione del sogno. Con questo non voglio dire che sto offrendo loro una caramella artificiale per fare credere loro qualcosa, ma sono convinto che la musica possa far guardare il cielo o anche volare ognuno di noi. Oggigiorno noto che sta dilagando una specie di assuefazione all’horror, anche da penalista quale sono, vedo che dilagano podcast sul crimine, le persone sono sempre più assuefatte dal male».

Ha trascorso l’estate 2024 dividendosi tra appuntamenti live e composizione. Cosa sta preparando?

«Ho da poco ultimato la colonna sonora del nuovo film di Roberto Dorditt, “I colori della Tempesta”, con Simone Liberati e Lia Grieco, dedicato alla figura di Pasquale Rotondi e un ulteriore lavoro di cui però è presto per rivelare dettagli».

Cosa cambia per lei tra comporre per i film o il teatro e scrivere musica per un nuovo album?

«Quando lavoro per i film ho una sceneggiatura che sta alla base di ciò che scrivo, mentre quando compongo lavori discografici devo crearmela, devo scrivermi una trama come se dovessi fare un film, generandomi delle immagini potenti, da sprigionare la musica. È accaduto con l’ultimo album, ma anche con “Nocturne” in cui ho raccontato una intera notte, dalla sera al mattino. Sono convinto che la musica debba nascere raccontando qualcosa, non dalle regole di composizione o da se stessa».

Lei ha iniziato da giovanissimo, scrivendo per gli spettacoli della scuola, ora è un pianista molto amato. Era questo il suo sogno?

«Ero in quarta liceo scientifico e mi sentivo già felice di avere il nome in locandina. Ero convinto che sarei sempre rimasto un po’ defilato, ma quando scrissi “Dispari” mi fecero capire che avrei dovuto affrontare il pubblico. Io sono una persona schiva e non sapevo bene come fare, ma il team che mi segue mi ha aiutato a costruire prima uno spettacolo e poi a essere me stesso, mostrando la mia vera autenticità».

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