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Italia-Albania, i gip di Roma già si mettono di traverso: “I Cpr saranno un rebus giuridico per noi”

I Cpr, ossia i Centri per il rimpatrio che a fine mese saranno ultimati in Albani danno fastidio a molti. Alla sinistra, che sempre ha attaccato il modello proposto dal governo, che pure è apprezzato e seguito in Europa; ad alcuni quotidiani, come la Stampa, che da giorni sta tambureggiando contro l’esecutivo. Proprio in sede di Esecutivo di FdI, Giorgia Meloni lo ha rimarcato: “Tra qualche settimana sarà pronto anche il Protocollo con l’Albania. E  su questo progetto dovremmo essere molto attenti e scrupolosi perché abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso. Tutti capiscono che questa iniziativa può cambiare completamento il modo di governare l’immigrazione irregolare. Lo capiamo noi e lo capiscono i professionisti dell’immigrazione senza regole. Che faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote di questa iniziativa”.

Se giorni fa la Stampa  metteva in discussione costi e realizzabilità dell’accordo, nel numero oggi in edicola a mettere “i bastoni tra le ruote” all’accordo che la premier ha concordato con il premier albanese Rama sono i magistrati. A lanciare l’allarme è il Tribunale di Roma, competente, così prevede la legge, per tutti i reati commessi nel nuovo Centro di permanenza per il rimpatrio. Che prevede due edifici: quello per l’identificazione in costruzione a Shenjing e il Cpr vero e proprio sarà a Gjader- Distano distano uno dall’altro una ventina di chilometri. L’accordo sottoscrive che il Cpr sarà sotto la giurisdizione dello Stato Italiano. Forze dell’ordine italiane, leggi italiane. Fuori dal centro la responsabilità spetta all’Albania, come dimostra la presenza dei corpi armati albanesi.

Cpr in Albania, i gip di Roma: “Per noi sarà un rebus giuridico”

La Stampa raccoglie la lamentala di piazzale Clodio per via del fatto che gli spetterà occuparsi di eventuali reati commessi nel Cpr, tranne quelli ai danni dei cittadini albanesi. I casi andranno all’ Ufficio Gip. “Dove i giudici dovrebbero essere quarantuno, ma sono trentadue. Di cui quattro con esoneri di vario tipo. Per cui, il numero effettivo scende a ventotto”. Siamo pochi, si lamentano  nel reportage di Irene Fama. mewttono le mani avanti, adducono problematiche insormontabili. In presenza di reati tocca decidere la decisione della convalida o meno dell’arresto che arriva nel giro di 48 ore. «In questo caso non si applicano le norme dei giudizi di direttissima», spiegano tra i corridoi di Palazzo di Giustizia. E giù le critiche all’accordo Italia-Albania.

I gip di Roma mettono le mani avanti

«Siamo sotto organico», mormorano a piazzale Clodio, lamentando che le risorse non vengono aumentate. Poi vengono messe avanti difficoltà tecniche e procedurali che le toghe ritengono troppo farraginose. «Perché ogni passaggio rappresenta un problema», è lo sfogo sulla Stampa. Il pubblico ministero ha 48 ore per comunicare l’arresto e il giudice a sua volta deve fissare l’udienza di convalida entro le 48 successive. «Tempi lunghissimi, come se fosse un processo speciale per reati che si potrebbero trattare molto più facilmente».

Pregiudizi a poche settimane dall’avvio del protocollo Italia-Albania

Ancora: siccome l’imputato deve presenziare tramite piattaforma Teams – spiegano-, ecco che i gip di Roma preconizzano scenari “apocalittici”. «Ma per questo servono aule con schermi da videoconferenza». Quelle, ad esempio, che sono state allestite alla diciottesima sezione del tribunale civile. «Se servirà, ci metteremo lì». Quindi lamentano problematiche di vario tipo. Per esempio, si chiede il quotidiano: “i difensori come potranno dialogare con gli arrestati in modo riservato? E gli interpreti? E il legale, prima dell’udienza, potrà connettersi dal proprio ufficio o dovrà usare sempre la postazione del tribunale? In caso di convalida dell’arresto, infine, ci sarà da capire dove il detenuto resterà in misura cautelare”. Si arriverà a un “rebus” per i giuristi, è la sentenza del quotidiano. Per nulla considerando il fine di un patto che ha come scopo disincentivare l’immigrazione illegale. Sembra sfuggire a tutti  che il patto Italia- Albania è concepito per far fare passi avanti nella risoluzione di un’emergenza. Di fronte alle difficoltà eventuali ognuno dovrà fare la propria parte. Fasciarsi la testa prima fa parte del pregiudizio che alligna fin dall’inizio contro questo accordo.

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