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La Capitaneria di Monfalcone intima lo sbarco dei marittimi della portacontainer Al Filk

MONFALCONE. L’equipaggio della portacontainer Al Filk, 4.388 tonnellate di stazza lorda, è tenuto «in condizioni disumane». Lo ha riscontrato la Capitaneria di porto di Monfalcone a seguito di uno specifico sopralluogo avvenuto venerdì scorso all’accosto 1. E dalle verifiche condotte a bordo dello scafo battente bandiera Tanzania è scaturito, nelle ultimissime ore, un provvedimento che non ha precedenti recenti allo scalo: l’autorità marittima ha infatti «intimato all’armatore», attraverso «formale diffida» e per il tramite dell’agenzia raccomandataria Friultrans, suo rappresentante legale sul territorio, di «effettuare lo sbarco e il reimpatrio di tutto il personale attualmente presente». Il provvedimento, che riguarda 11 persone, 9 di nazionalità indiana, è stato disposto dal comandante e capo di compartimento, Giuseppe Siragusa. Non solo: il capitano di fregata ha dato ordine perentorio ai suoi sottoposti di «non imbarcare alcun altro marittimo (e la Capitaneria ha un ruolo cruciale nelle procedure, ndr) finché la Al Filk non sarà in linea con i requisiti minimi di vita e sicurezza a bordo, previsti dalle convenzioni internazionali», come la Mlc (Maritime labour convention) del 2006. «Peraltro ratificata – puntualizza Siragusa – anche dalla Tanzania».

La diffida è un ultimatum

La diffida è di fatto un ultimatum, con termine di scadenza entro oggi alle 17 per la replica dell’armatore. «Una risposta – afferma il comandante della Capitaneria – che per quanto ci riguarda si circoscrive unicamente alle modalità di sbarco e reimpatrio: l’armatore ci deve solo dire quando e come intende fare. Punto». Sono in corso contatti con il Consolato indiano, pure in pressing sull’armatore, per i 9 marittimi tamil, mentre gli altri due – il nostromo egiziano e il direttore di macchina libanese – risultano già avere «il biglietto aereo pronto con partenza lunedì, che si devono essere auto-pagati, a testimonianza della forte volontà di andar via», sempre Siragusa. Che ribadisce: «Dal sopralluogo a bordo abbiamo appurato condizioni di vita inaccettabili. Mantenere persone in questo stato di quasi schiavitù non è ammissibile».

Nate “detenuta” da febbraio

La Al Filk, anno di nascita 1999, scafo lungo 111 metri e pescaggio di 6,5, risulta detenuta a Portorosega dall’8 febbraio. Data in cui la Direzione marittima di Trieste ha riscontrato ben 61 deficienze a bordo, praticamente un record nazionale. La portacontainer arrivata qui da Misurata per scaricare 5.497 tonnellate di bramme, poi regolarmente prese in carico da Cpm, è sottoposta anche a un sequestro giudiziario emesso dalla Procura di Gorizia per presunte irregolarità su atti o certificazioni. «Sto aspettando l’eventuale risposta dell’armatore entro i termini dati – riferisce il comandante Siragusa – dopodiché nomineremo un custode giudiziario che si occupi della nave, una volta che l’equipaggio sarà definitivamente sbarcato». Potrebbe volerci un paio di settimane.

La situazione è precipitata

La situazione è precipitata il 2 agosto col guasto al generatore ausiliario e il generale black-out a bordo. I pezzi di ricambio giunti per la riparazione si sono dimostrati inadatti e il personale è rimasto senza fornelli, frigoriferi, illuminazione e perfino nell’impossibilità di fare una doccia (per l’igiene viene usato un bidone da 200 litri di acqua prelevata dai piazzali, su gentile concessione degli operatori). «A quel punto – conclude Siragusa – s’è reso necessario da parte nostra tutelare in primis le persone. Perché una nave in queste condizioni pone un problema di sicurezza, anche all’infrastruttura portuale. Se s’incendia costituisce un rischio per le attività degli altri operatori e pure per l’ambiente». Lo sbarco, in ogni caso, è atteso la prossima settimana, col perfezionamento di tutte le procedure correlate.

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