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Boccia, dopo Carola Rackete e Ilaria Salis la sinistra italiana ha trovato la nuova eroina del niente

Non è il Boccia maschio che fa il capogruppo al Senato, ne Nilde Jotti, ne potrebbe essere Rossana Rossanda. Però la nuova eroina della sinistra, la Maria Rosaria Boccia, va a raccogliere il testimonio di Carola Rackete e Ilaria Salis, in una staffetta provvisoria in cui non si taglia mai il traguardo. E del resto non servirebbe una Jotti, o tantomeno un’intellettuale raffinata come la Rossanda, per cavalcare l’eterna tigre dell’antitesi. Ed è questo il vero, grande problema della sinistra italiana: non avere nessuna tesi e vivere giocando eternamente in contropiede.

La Boccia e il leninismo trimestrale della sinistra

In principio fu Carola Rackete, che diventò famosa per avere disobbedito a una legge dello Stato italiano attraccando con una imbarcazione per migranti senza autorizzazione.

Ma diventò così famosa da farne in patria una paladina del diritto internazionale a migrare dovunque e farla eleggere parlamentare europea.

E però gli effetti dell’antitesi hanno bisogno di nuovi eroi, seppure Bertold Brecht (che non era di destra) predicasse altro.

E così ecco spuntare Ilaria Salis. Che va a Budapest per andare ad aggredire i “fascisti”, per poco non ne ammazza uno (che fascista non era),  viene arrestata e diventa il simbolo universale del nuovo socialismo, represso da Orban e Meloni, come se il contesto fosse quello del Novecento.

E anche Ilaria Salis, come Carola, trova il modo per farsi mandare a Strasburgo, nelle fila di Avs, che poi altro non è che il partito che candida tutti quelli che il Pd non può candidare: lo faceva Democrazia Proletaria nella prima Repubblica con il Pci.

Il principio del leninismo imperante e del “nemico del mio nemico è mio amico”, però, non poteva fermarsi qui. Ed ecco spuntare Maria Rosaria Boccia.

La zattera del vuoto pur di abbattere il nemico

E così, pur di abbattere il nemico, ecco aggrapparsi alla “zattera del vuoto”, l’attracco del momento, utile a trasformare una vicenda privata in un fatto politico.

La sinistra dei diritti, quella socialista e liberale mandata in soffitta oltre trent’anni fa, avrebbe preso a pernacchie una persona, anche una donna, che andava in giro con registratori e telecamere a violare la libertà altrui, ma oggi il vuoto è diventato pneumatico.

Certo, in politica è del tutto legittimo inserirsi tra i buchi neri dell’avversario, ma con la continenza di non eleggere eroi ed eroine che durano lo spazio di un’eclissi lunare.

Di questa signora ne esalteranno ogni aspetto, la incoraggeranno, arriveranno a indicarla come vittima del “nuovo patriarcato”, per poi buttarla nel cestino come si fa con i fazzoletti di carta.

Eppure, proprio Lenin, il nuovo Machiavelli, fu chiaro nella pratica dell’utilizzo strumentale in politica: “Se è necessario unirsi fate accordi allo scopo di raggiungere i fini pratici del movimento, ma non fate commercio dei princípi e non fate concessioni teoriche”, disse prima della Rivoluzione. E qui il commercio è divenuto un volgare suk senza un briciolo di dignità. Senza un briciolo di testa, avrebbe detto Marcella Bella.

 

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