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Ivrea, dopo il sopralluogo subito l’allerta per la Dora e per via delle Rocchette: «La Valle d’Aosta ci deve avvisare»

IVREA. Il giorno prima il sopralluogo, il giorno dopo l’allerta. «Ho inviato un messaggio all’assessore Gabusi con la foto del punto in cui eravamo ieri», spiega il sindaco di Ivrea Matteo Chiantore. Un’allerta che arriva, come spesso accade con poche gocce di piogge su Ivrea. Improvvisamente il fiume a Tavagnasco si alza di oltre un metro tra le 8 e le 10.30 e raggiunge il livello di guardia. Perché in Valle d’Aosta, ancora un volta, si aprono le dighe senza avvisare il sistema di protezione civile piemontese. Infatti a Banchette si è corso ai ripari, intorno a quell’ora, chiudendo la chiavica per evitare che si allagassero i garage dei palazzi Marega.

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Il primo cittadino lo aveva detto all’indomani dell’ultima esondazione della Dora Baltea a Ivrea, dello scorso 30 giugno, che avrebbe contattato l’assessore alla Protezione civile e alle Infrastrutture, Marco Gabusi, per l’annosa questione di via delle Rocchette. La strada dichiarata più volte “indifendibile” nel tratto in cui curva sulla Dora, destinata ad essere allagata ogni volta che il livello del fiume sale, come accaduto più volte dagli anni Novanta ad oggi. Chiantore aveva spiegato allora: «Io non posso basarmi su una dichiarazione fatta anni fa, per quanto mi fidi dei miei predecessori. Vorrei rifare il punto con le istituzioni e infatti ho chiesto all’assessore alle Infrastrutture della Regione Piemonte, Marco Gabusi, di fare un sopralluogo». Ecco, però, che in via delle Rocchette si scopre quello che si è sempre saputo. È impossibile difenderla, se non alzando un muraglione di dieci metri (e sarebbe tutta da verificare la tenuta della strada) che andrebbe a oscurare il cielo per le poche famiglie che abitano in quel tratto. «Una soluzione che sono gli stessi residenti a non volere», spiega ancora Chiantore.

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Allora, che fare? Al sopralluogo, in effetti, non ha partecipato solo l’assessore Gabusi. Ma anche una delegazioni di sindaci del territorio, l’Aipo, funzionari regionali, il comandante della polizia municipale Paolo Molinario (che spesso si è materialmente occupato di andare ad allertare i residenti durante le piene notturne).

«Quello che vorremo implementare - spiega Chiantore - è un sistema di allerta per i residenti che sia tramite sms, chat, chiamate automatiche, su questo siamo pronti a sperimentare diverse soluzioni. Il punto, però, è che siamo al gradino precedente, perché ci manca l’informazione. Noi attualmente sappiamo quando il fiume sta crescendo, perché andiamo spesso a controllare i livelli idrometrici. Ma non può essere così. Deve arrivarci un input dall’alto».

Alla fine la piena della Dora stavolta si è risolta con un po’ di apprensione, ma il fiume non è tracimato. Né ha portato a valle quei detriti che potevano essere pericolosi per lo stadio della canoa, che si appresta a vedere la quarta tappa della Coppa del mondo. L’Ivrea canoa club è rimasto con il fiato sospeso, ha messo da parte striscioni e porte, ma non ha visto scendere quei detriti che potevano costituire un pericolo per le strutture. Le previsioni sono in miglioramento e sembra che a questa piena non ne seguiranno altre, come è successo a giugno e in passato. Dunque, si può dire che il pericolo è scampato, per il momento.

La questione di implementare il sistema di allerta, però, resta in primo piano. Anche alla luce dei cambiamenti climatici, come aveva ricordato anche Chiantore, questi fenomeni saranno sempre più frequenti e forse anche più violenti.

Così la necessità è quella di un allarme, che possa evitare una tragedia che potrebbe consumarsi anche perché qualcuno, banalmente, potrebbe spostare la macchina dal garage nel momento sbagliato.

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