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L'Italia è viva, viva l'Italia

Spalle al muro, come sempre. Senza margine d'errore e anche senza troppa fiducia intorno perché il ricordo di Berlino era tutt'altro che svanito. Senza niente, insomma. Eppure l'Italia si Spalletti ha preso quel niente, o quel pochissimo, e ne ha fatto qualcosa di memorabile. Il trionfo al Parco dei Principi contro la Francia presuntuosa di Deschamps non cambia la storia di un 2024 che verrà ricordato per l'umiliante Europeo vissuto in Germania, però spiega che qualcosa di giusto è stato fatto.

Non aveva senso bruciare il commissario tecnico sull'altare di quella delusione. La Figc ha resistito alla tentazione di azzerare tutto e ripartire e i fatti hanno dato ragione. E' presto per trarre conclusioni definitive, però a Parigi gli azzurri avevano tutto contro compreso il suicidio perfetto del gol incassato a freddo. Si sono rialzati, hanno dato prima dignità e poi qualità alla propria prestazione e alla fine hanno vinto con pieno merito. Alimentando i rimpianti per quanto poteva essere e non è stato all'Europeo ma anche spalancando una finestra sul futuro. Fuori le tossine estive, dentro aria fresca.

Spalletti aveva promesso di presentare una nazionale diversa tatticamente (difesa a tre) e mentalmente. La testa libera si è vista dopo cinque minuti da incubo ma da lì in poi è stato un piacere per gli occhi. Il ct si era scusato addossandosi la colpa del fallimento europeo e alle parole sono seguite i fatti. Era quello che serviva per non saldare il nuovo corso, fragilissimo, con il vecchio. Serviva anche per guardare con fiducia ai prossimi impegni, a partire dalla trasferta a Budapest per sfidare Israele nella strada, sempre complicata, di un girone in cui bisogna arrivare almeno secondi per guadagnarsi lo status di testa di serie nel sorteggio delle qualificazione al Mondiale del 2026.

Note a margine. La prima: quanto è mancato Tonali a questa nazionale. Seconda: Donnarumma con maglia e fascia da capitano azzurro si trasforma in un super eroe. Terza: Retegui nelle mani di Gasperini può diventare qualcosa di molto interessante anche per Spalletti. Quarta: Frattesi in panchina sta stretto, messaggio per Inzaghi e l'Inter. Quinta (e ultima): il vero di Lorenzo è quello di Parigi, non quello di Berlino. Come del resto l'Italia tutta. Averci creduto è un merito di Spalletti e di chi ha continuato a credere in lui.

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