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Tragedia di Premariacco, le indagini tecniche dell’Agenzia per la sicurezza: valutazioni su «meteo e fattore umano»

Le condizioni meteo che peggiorano, repentinamente. E un colpo d’aria, che potrebbe aver colto impreparato Simone Fant, l’istruttore ai comandi dell’ultraleggero Storch 2.0 che lunedì pomeriggio si è schiantato a ridosso del campo di volo di San Mauro a Premariacco.

Quella della folata di vento improvvisa, «del fattore umano», «è una delle ipotesi che valutiamo», assicura il generale Luca Valeriani, presidente dell’Agenzia nazionale per la sicurezza in volo, l’autorità investigativa per la sicurezza dell’aviazione civile dello Stato italiano che ha avviato un’inchiesta sull’incidente aereo costato la vita lunedì 2 settembre allo stesso Fant e alla quindicenne Alessandra Freschet, studentessa del Volta al suo primo volo.

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I due ispettori dell’Ansv arrivati in Friuli hanno completato la fase preliminare della loro indagine, parallela a quella della Procura di Udine: dopo due giornate di lavoro, giovedì sera hanno lasciato Premariacco. «Per completare l’attività investigativa è necessario, di norma, un anno», sottolinea Valeriani.

Presidente, come si muove l’agenzia in caso di incidenti come quello di Premariacco?

«A seconda dell’evento, verifichiamo l’opportunità di inviare un team investigativo che si occupa di raccogliere le evidenze prima che queste possano essere in qualche maniera compromesse da successive operazioni, come la rimozione del velivolo. Se non è possibile intervenire tempestivamente chiediamo che la scena dell’incidente sia ripresa con foto e video».

Qual è la procedura di attivazione?

«Dipende dallo scenario. Nel caso di eventi legati all’aviazione civile riceviamo la comunicazione dai carabinieri, come accaduto a Premariacco».

Come è composto il team investigativo?

«Non c’è una regola standard: ci sono procedure stabilite dall’Icao, l’organizzazione internazionale dell'aviazione civile, che prevedono l’individuazione di un investigatore incaricato. Questo, a seconda della rilevanza dell’incidente, può avvalersi di un altro investigatore per affrontare la fase d’indagine».

Chi sono gli ispettori dell’Ansv? È prevista una formazione ad hoc?

«Si tratta di personale addestrato appositamente per l’attività di investigazione degli incidenti aerei. Spesso l’investigatore è un pilota che conosce bene il tipo di velivolo coinvolto nell’incidente, ma ci sono anche controllori del traffico aereo e ingegneri esperti ad esempio nell’analisi dei materiali».

Come operate durante i primi sopralluoghi?

«Effettuiamo una ricognizione senza alterare la scena dell’incidente: valutiamo lo stato generale del relitto, verifichiamo dove possibile come si presentano i comandi di volo, le eliche, decidiamo quali reperti devono essere sottoposti a indagini più approfondite. Completata l’attività investigativa produciamo una relazione che viene discussa dal Collegio dell’Ansv e viene resa pubblica».

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Lo Storch precipitato a Premariacco non aveva la scatola nera.

«Non è prevista sui velivoli dell’aviazione leggera o da diporto sportivo. Possiamo tuttavia ricavare dati utili dai dispositivi mobili del proprietario, del pilota, di chi ha la responsabilità della pista. Qualche elemento può arrivare anche dal display di volo elettronico».

L’attività sul campo a Premariacco può dirsi conclusa?

«Due ispettori hanno lavorato nell’arco di due giornate: per noi la fase di ricognizione è conclusa e il relitto può essere dunque rimosso dal luogo dell’incidente».

Tra le cause ipotizzate c’è quella di un colpo di vento, una folata, che avrebbe fatto perdere il controllo dell’ultraleggero al pilota. Plausibile?

«È un’ipotesi che valutiamo. Studiamo il fattore umano, il meteo, per capire se possono essere una causa, una concausa o un elemento da escludere. È presto per dare però una risposta».

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