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Lavoratori padovani tra i più pagati. Cgil: «Un successo? Si lavora solo di più»

Lavoratori padovani stacanovisti e tra i più pagati in Italia.

Nel 2022 un dipendente nel privato ha percepito 24.613 euro circa, somma che fa di Padova la 15esima provincia della Penisola per retribuzione media annua. Virtuosa quanto a stipendi, si è anche dimostrata terra di gran lavoratori, al quarto posto nazionale per giorni stipendiati (ben 261, 9 in media su 365) secondo i dati Cgia.

«Risultati che nascondono insidie, da analizzare con spirito critico», mette in guardia il segretario generale della Cgil di Padova, Aldo Marturano. Che snocciola i dati e li contestualizza. «Oggi lo scenario è cambiato – dice – In 48 mesi abbiamo assistito a un importante calo della produzione. Siamo legati al mercato tedesco che è in profonda crisi, e il modello Veneto e del Nordest legato alla Germania sta subendo il contraccolpo».

Per loro natura, poi, le rilevazioni non tengono conto del sommerso, «piaga nel Mezzogiorno che tocca anche il Padovano», ricorda il segretario. «Inoltre, fanno probabilmente riferimento ai settori più trainanti dell’economia».

Vivere per lavorare

Dall’analisi provinciale emerge che gli imprenditori più generosi sono i milanesi. Padova è 15esima su 103 totali per paga media annua, «ma se guardiamo alla qualità di questo posizionamento in classifica ci accorgiamo che la forbice, rispetto a Milano, è di quasi 8 mila euro», fa notare Marturano, che subito aggancia il dato alla quarto posto vinto dal capoluogo euganeo per il numero di giorni lavorati in un anno. «Di più che altrove ma senza che ciò corrisponda a maggiore ricchezza, sennò saremmo ai livelli meneghini, e così non è», dice.

Il fenomeno riguarda il Nord in generale, dove l’analisi Cgia rivela 253 giornate retribuite in media su un anno (contro le 225 conteggiate al Sud), e stipendi più alti del 35% tra i settentrionali rispetto ai colleghi meridionali (con 101 euro al giorno i primi e 75 dei secondi).

Il lavoro nero

Multinazionali, utilities, imprese medio-grandi e società finanziarie, assicurative, bancarie si trovano prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord, ma ciò non estingue il lavoro povero. «C’è densità di dirigenti, quadri e tecnici ma a Padova abbiamo 2/3 dei circa 400. 000 dipendenti dell’intera provincia impiegati nel terziario – prosegue il sindacalista – Principalmente nei rami commercio, alberghiero e ristorazione, i meno pagati tanto in Veneto quanto in Calabria, spesso sottopagati o irregolari».

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Ccnl e Autonomia differenziata

Gli squilibri retributivi tra Nord e Sud Italia esistono anche tra aree urbane e rurali interne. «Divario appianato in passato dall’abolizione delle gabbie salariali, con l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl), punto fermo che con l’Autonomia differenziata in Veneto si vuole mettere in discussione», denuncia Marturano. «Senza contrattazione collettiva le stesse differenze riscontrabili tra regioni si accentuerebbero anche internamente, tra aree meno floride, penso alla Bassa padovana, rispetto alla Alta e al centro città».

Verso l’autunno

«Scenario preoccupantissimo», chiude Cgil: «Aspettiamo il rinnovo contrattuale dei metalmeccanici, e mancano politiche industriali che rilancino la domanda interna vista la crisi dell’export». —

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