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Altro che Paralimpiadi. A Roma per fare sport le persone con autismo e malattie rare devono combattere con la burocrazia del Comune

Mentre a Parigi il tricolore chiude le Paralimpiadi battendo il precedente record di medaglie d’oro, in Italia la strada dei diritti si dimostra ancora lunga e in salita, quando non addirittura sbarrata. Il Progetto Filippide, un programma nazionale nato nel 2005 di avvio all’attività sportiva (corsa e nuoto) per persone con autismo e malattie rare al quale aderiscono circa venti associazioni sportive presenti in otto Regioni, e che tra le varie iniziative organizza in particolare da qualche anno la Run For Autism a Roma, rischia di vedere seriamente compromessa la sua continuità. I promotori del progetto e i genitori delle atlete e degli atleti che partecipano al programma inclusivo e con una fortissima valenza sociale si dicono “molto preoccupati per l’assenza di una garanzia economica idonea a dare continuità da parte del Comune di Roma, responsabile delle risorse necessarie per consentire le attività nella Capitale. Ad oggi si rende impossibile avviare il Progetto Filippide in città e organizzeremo un presidio e una conferenza stampa in Piazza del Campidoglio il 10 settembre alle 15.30”.

Famiglie gettate nel caos organizzativo – La questione principale nasce dal fatto che nuove normative nazionali in vigore dal 1 gennaio 2024 (D. Lgs. N. 36-38 del 28.02.2021, D. Lgs. n. 163 del 5.10.2022 e D. Lgs. n. 120 del 29.8.2023), obbligano le associazioni sportive a versare i contributi previdenziali ai dipendenti. “Aspetto assolutamente condivisibile e giusto”, dichiara a ilfattoquotidiano.it Antonio Amoroso, referente del Comitato dei Genitori delle atlete/i con autismo e malattie rare fruitori del Progetto Filippide. A seguito di questa novità legislativa, “il Campidoglio in tutti questi mesi doveva perciò adeguare tali compensi e di conseguenza anche aumentare l’importo economico da destinare al Progetto Filippide per consentirne la corretta continuità operativa, senza una proroga a importi inferiori”, afferma il portavoce dei genitori. Tutto questo ad oggi non è stato ancora realizzato e le continue richieste provenienti dal Comitato di risolvere per tempo la questione sono rimaste inascoltate. Il Progetto Filippide, della durata di 9 mesi e che si rinnova ogni anno attraverso una manifestazione di interesse con bando di gara pubblico, dovrebbe iniziare il primo ottobre e terminare a fine giugno come da prassi consolidata negli anni. Ma stando cosi le cose ci sono fortissimi dubbi sul suo avvio a inizio ottobre, gettando le famiglie nel caos organizzativo e “creando non poche preoccupazioni per la gestione dei nostri figli con importanti fragilità”. Si tratta di attività fondamentali per migliorare il benessere e l’autonomia degli 80 partecipanti, di entrambi i sessi e alcuni minori, con gravi e gravissime disabilità.

Il Comune di Roma garantisce la proroga ma con importi inferiori alle esigenze necessarie. L’assessore alle Politiche sociali: “Non è in discussione la continuità del progetto, investite nuove risorse adeguate” – Solo il 5 settembre, dopo mesi di sollecitazioni ad intervenire per prevenire ogni problema di continuità del servizio, l’amministrazione comunale ha pubblicato il nuovo bando con una manifestazione di interesse con gli importi idonei aggiornati richiesti da chi usufruisce dei servizi su Roma. Ma il periodo di svolgimento delle attività è mutato: novembre 2024-luglio 2025. Contattato dal Fatto.it l’assessore alle Politiche sociali e alla Salute Barbara Funari dichiara che “la continuità del progetto non è assolutamente in discussione e non lo è mai stata. Roma Capitale stanzia le risorse necessarie per la sua realizzazione e ha già pubblicato la manifestazione di interesse relativa. L’appalto è finanziato, nonostante i tagli imposti sul 2024 dalla Legge di Bilancio nazionale, con fondi del Bilancio di Roma Capitale per un importo massimo posto a base di gara di € 304.999,38 al netto dell’IVA”. Alla domanda posta all’assessore sulle criticità delle famiglie che vedranno slittare di diverse settimane rispetto al 1 ottobre l’avvio delle attività sportive con gravi ripercussioni sui diretti interessati, Funari risponde che “è utile precisare che, nell’attesa di espletare tutte le attività dell’avviso, l’amministrazione vara di norma, come per gli altri servizi, una proroga del servizio esistente che, come previsto dal Codice degli Appalti, deve essere fatta “a stessi patti e condizioni”, deve cioè essere una proroga dell’esistente e non può subire delle variazioni”. In sintesi: prima dell’assegnazione del nuovo bando di gara e relativi nuovi importi necessari, chiunque volesse partecipare alla manifestazione di interesse del bando dovrà per forza accettare “stessi patti e condizioni” di prima, quindi con importi di retribuzioni inferiori a quanto spetta attualmente agli operatori professionisti assunti. Può tranquillizzare le famiglie? “Stando così le cose il progetto può continuare dal 1 ottobre come sempre in caso di accettazione della proroga da parte dell’associazione sportiva o nel mese di novembre con il nuovo avviso, o comunque nei tempi piu’ rapidi possibili, stando sempre alla procedure di legge per il nuovo affidamento. Si tratta – continua Funari – di fare delle scelte da parte di tutti. In caso di mancanza di proroga il periodo interrotto verrebbe comunque recuperato allungando nel nuovo affidamento il progetto al mese di luglio 2025, quindi senza diminuire i mesi di progetto effettivi”.

Comitato Genitori delle atlete/i con autismo e malattie rare: “Presidio il 10 settembre al Campidoglio” – A fronte di queste dichiarazioni, però, il Comitato resta “assai scettico”. “E’ enorme il ritardo con cui è stata avviata la procedura del nuovo Bando, arrivata solo il 5 settembre, dopo che per tutta l’estate l’Assessorato in questione si è ostinato a proporre una proroga inaccettabile visto che avrebbe riconosciuto solo poco più di un terzo degli adeguamenti economici richiesti, necessari per coprire l’aumento del costo del lavoro, peraltro bloccato da anni”, commenta Amoroso. “Tale ritardo compromette la continuità visto che è presumibile che le attività del nuovo Bando non partiranno prima di dicembre, rimandando le previsioni di un inizio che è sempre stato nei primi giorni di ottobre”. Le eccellenti qualità delle attività sportive proposte finora hanno guadagnato la fiducia e l’apprezzamento delle persone coinvolte. Si tratta di famiglie che già da sole sopportano il peso e la gestione di condizioni molto complicate. “Il Progetto Filippide rappresenta una reale possibilità di permettere a mio figlio Giacomo la pratica dello sport come per tutte le persone neuro tipiche e questo non è scontato perché fino a pochi anni fa era difficile trovare un’associazione sportiva che accogliesse i nostri figli con le loro caratteristiche non sempre facili da gestire”, racconta al Fatto.it Alessandra Cortini, mamma caregiver. “Il Progetto Filippide colma questo vuoto restituendo loro la dignità di atleti/e che hanno diritto a divertirsi, a correre e a nuotare come gli altri e nel migliore dei modi, apprendendo la tecnica e gareggiando quando possibile in totale condivisione con gli altri atleti e tutto ciò rende questa esperienza veramente irripetibile”. Lo slittamento del Progetto significherebbe lasciare le famiglie innanzitutto nel vuoto reale e temporale perché avranno serie difficoltà sul dove mandare i figli nelle ore dedicate a questa attività, per non parlare poi del vuoto psicologico e di abbandono totale conseguenti.

“Il colpevole ritardo del Comune di Roma non permette di stipulare i contratti con i gestori delle infrastrutture sportive in tempi utili” – La proroga con gli importi inferiori alle necessità non consentirebbe così la giusta continuità organizzativa e gestionale. “Tale colpevole ritardo inoltre non permette all’Associazione di stipulare i contratti con i gestori delle infrastrutture sportive in tempi utili, prima dell’inizio della stagione sportiva 2024/2025, rischiando di non riuscire ad avere la disponibilità di piscine e impianti di atletica. Non permette neppure di rinnovare i contratti di lavoro con il personale, rischiando che si debba rinunciare a mantenere in servizio persone con professionalità eccellenti ed esperienze più uniche che rare”, precisa infine il Comitato. “Siamo di fronte ad una grave incertezza visto che l’esito della gara pubblica avviata dal Comune di Roma non è scontato, né sono certe le condizioni finali che l’amministrazione capitolina deciderà di concedere”, conclude Amoroso molto preoccupato ma pronto alla mobilitazione.

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