Sto con i direttori della Giustizia che protestano: abolirli sarebbe un altro grave errore
In Italia quando si parla di giustizia spesso si pensa solamente al ruolo dei magistrati e degli avvocati. Esiste, invece, un apparato fondamentale per il corretto funzionamento del sistema giudiziario, ossia i cosiddetti “direttori della Giustizia”. I Direttori hanno un ruolo fondamentale di coordinamento e direzione dell’attività di cancelleria e quindi di tutti coloro che operano negli uffici amministrativi all’interno dei tribunali e nella amministrazione centrale. Essi, dal punto di vista dell’inquadramento professionale, sono i quadri della amministrazione giudiziaria e svolgono, altresì, un importante e concreto ruolo di cerniera tra i magistrati e il personale di cancelleria. Spesso svolgono anche le funzioni vicarie dei vari dirigenti assenti o mancanti nei tribunali.
In Italia i direttori sono circa 1670. Un numero di professionalità molto importante e fortemente preparato: sono la vera macchina operativa dei tribunali. E come sappiamo, per chi è del settore e per coloro che spesso hanno a che fare con i tribunali italiani, i problemi da risolvere nel settore Giustizia sono molti ma di certo non dovrebbero riguardare il taglio o l’eliminazione delle figure professionali fondamentali come i direttori di Giustizia. Ed invece, è notizia di questi giorni che il Ministero della Giustizia voglia mettere mano a questo fondamentale settore.
Per tale motivo, in attesa che il Ministero della Giustizia voglia illustrare concretamente le sue eventuali nuove proposte nella trattativa per il rinnovo del contratto collettivo nazionale integrativo, i direttori non desistono dalla loro protesta ed anzi la rilanciano scendendo in piazza. Dando corpo al proclamato stato di agitazione, il Coordinamento Nazionale Direttori della Giustizia ha organizzato a Roma per martedì 10 settembre una manifestazione nazionale, in Piazza Cavour davanti al luogo più rappresentativo della giustizia italiana, la Corte di Cassazione. A tale manifestazione hanno già aderito e parteciperanno centinaia di direttori in servizio negli uffici giudiziari italiani.
I direttori scenderanno in Piazza per chiedere il loro inquadramento nell’Area delle Elevate Professionalità, con la piena salvaguardia in ogni caso delle mansioni finora svolte, come delineate dal D.M. Giustizia del 9 novembre 2017. E’ stato anche promosso il tentativo di conciliazione presso il Ministero del Lavoro preliminare alla proclamazione dello sciopero della categoria. Il profilo professionale del direttore risponde già pienamente ai requisiti per l’inquadramento nell’Area delle Elevate Professionalità, come previsto dal Ccnl Comparto Funzioni Centrali. Tale area è stata creata appositamente per accogliere le figure di quadri, una categoria imprescindibile che funge da cerniera tra i dirigenti e il resto del personale. Il direttore, infatti, è l’unico profilo a cui il decreto ministeriale attribuisce funzioni di vicariato del dirigente, direzione, coordinamento, formazione del personale, studio e ricerca, attività ispettiva e didattica, e in generale, attività ad elevato contenuto specialistico.
Il Coordinamento ha fatto, altresì, sapere che, in conformità con il Ccnl, l’accesso all’Area delle Elevate Professionalità richiede il possesso di una laurea magistrale, requisito che tutti i direttori attualmente in servizio possiedono, a differenza dell’Area Funzionari per la quale è sufficiente una laurea triennale. A quanto si è appreso in data odierna era previsto un incontro tra il Coordinamento e il Ministero ma è miseramente fallito.
Insomma, ci risiamo. Si mette mano a pezzi importanti del sistema giudiziario italiano ma in maniera sbagliata ed errata. Le riforme non possono sempre riguardare tagli indiscriminati e senza senso. L’elevata professionalità e soprattutto il fondamentale ruolo del coordinamento delle cancellerie è indispensabile per l’efficienza dei tribunali. Come è fondamentale il ruolo di cerniera fra magistrati, cancellerie e anche avvocati.
I direttori conoscono a pieno i problemi concreti e reali dei singoli Uffici di Giustizia in Italia. Voler eliminare tale figura sarebbe un altro grave errore che andrà a rallentare la funzionalità e operatività dei tribunali italiani. Occorre, invece, invertire la rotta e riconoscere loro il giusto inquadramento professionale. Bisogna investire sulla competenza e la professionalità soprattutto nel settore emblematico della giustizia. Una giustizia che funziona è indispensabile per uno Stato di Diritto.
Per questo è doveroso sostenere la giusta protesta dei direttori di Giustizia. Una protesta nell’interesse collettivo e di un sistema forse poco conosciuto ma che riguarda tutti noi. Confidiamo che il ministro, già magistrato, voglia ascoltare la voce dei direttori e dare loro la giusta attenzione e merito. Diversamente sarebbe l’ennesima riforma che invece di aiutare i cittadini e gli utenti del sistema giustizia li danneggerebbe.
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