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Affitti turistici cresciuti del 31% in centro a Mestre: «Ora servono regole»

In un anno, le affittanze turistiche in terraferma sono aumentate, dicono i dati della Regione, del 31, 2% e sono concentrate soprattutto a Mestre, nell’area che si snoda dalla stazione correndo lungo le direttrici di via Cappuccina Piave e Corso del Popolo da una parte, a Marghera dall’altra. A lanciare l’allarme e invocare un regolamento è il capogruppo di Tutta La Città Insieme, Giovanni Martini. Basta dare un’occhiata ai campanelli dei palazzi residenziali della terraferma e contare le scritte “locazione turistica”, per rendersi conto del boom affitti brevi, specialmente nella zona a ridosso della stazione terreno di conquista per chi vuole fare affari con quella fetta di turismo che punta su Venezia ma vuole spendere meno e aggirare norme che diventano stringenti.

Sul tappeto appartamenti comodi a Venezia, situati in zone degradate ma riforniti di facilities e vicini ai mezzi. I cinesi vanno a caccia delle abitazioni che i locali svendono, spesso perché se ne vogliono andare da zone considerate degradate, per fare locazione turistica. «Ma per avere un ritorno devi entrare in possesso di più appartamenti, non uno solo».

Una volta acquistati, ricavano stanze con bagno e poi iniziano l’attività. La stessa cosa fanno i bengalesi, i quali stanno acquistando appartamenti di fascia economica, sotto i 100 mila euro, per ristrutturarli e metterli a reddito. E poi c’è chi eredita una casa, ma non vuole rogne con affittuari, che siano stranieri o studenti. Sono circa 3.200 gli appartamenti turistici in terraferma.

«Il vuoto che creano le residenze turistiche è il vuoto che si somma a quello lasciato dalle case pubbliche non assegnate», sbotta Martini, «e questo vuoto permette alla criminalità di proliferare e al degrado di aumentare, creando quella “desertificazione sociale” che non lascia scampo e che occorre combattere. Il numero crescente di turisti che pernottano in terraferma rende poi sempre più critica la situazione nei trasporti. Gli autobus sono stracarichi e i residenti faticano a prendere i mezzi per andare e tornare dal lavoro».

Chiude: «Tutto accade nella colpevole passività di un’amministrazione che poteva e doveva intervenire contrastando il problema con il sempre annunciato, ma mai varato, regolamento degli affitti turistici». A Martini risponde Ondina Giacomin, di Abbav, l’associazione che raggruppa i gestori di Bed & breakfast, locazioni turistiche e case vacanza: «La città storica è satura, gli affitti sono troppo elevati e ci sono troppi problemi, vedi alla voce fosse settiche, e sottoinsiemi di normative. Le affittanze fioriscono in terraferma non per colpa dei proprietari degli immobili, ma perché lo Stato italiano non salvaguarda la disponibilità della mia proprietà nel caso in cui un inquilino non paghi l’affitto e in casa ci sia un figlio piccolo o un anziano. Manca lo Stato di dritto e la certezza del possesso del bene».

Poi lancia il guanto di sfida: «Visto che Ater ha 5mila appartamenti chiusi sprangati, che li ristrutturi con gli introiti della tassa di soggiorno. Il Comune destini il 10% degli incassi, che sono milioni, per sistemare gli appartamenti e poi li assegni ai veneziani e ai mestrini, giovani e meno, a un prezzo calmierato: in questo modo si ripopolerà centro storico e terraferma». Chiude: «Ricordo che le affittanze turistiche hanno messo ordine e ristrutturato un pezzo del patrimonio immobiliare di Venezia e in terraferma accadrà lo stesso»

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