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La Figc a De Toni: niente raccolta fondi per partita tra Italia e Israele

UDINE. Niente raccolta fondi. Bocciata l’iniziativa nata per fungere da punto di incontro nel dialogo avviato tra Figc e Comune di Udine. Il campo, anzi, il manto erboso, quello dello stadio Friuli, terreno sul quale si è consumata, in queste settimane, la querelle legata al patrocinio non concesso al match di Nations league del prossimo 14 ottobre fra Italia e Israele. «La Sua richiesta non può essere soddisfatta», la firma quella di Ermes Canciani, neo-rieletto presidente della Figc regionale e, di fatto, portavoce del numero uno della Federcalcio nazionale Gabriele Gravina.

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Destinatario della missiva il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, autore, a fine luglio, della proposta lanciata all’organo più importante del pallone nostrano e al suo vertice: una raccolta fondi collegata alla partita ma non all’incasso, gli eventuali versamenti devoluti poi alle vittime della guerra che tuttora continua a mietere vittime in Medio oriente. Il tutto, incentivato da volantini, magari con un gr code, tecnologia e beneficenza in coppia con l’obiettivo di far fare un passo indietro all’Amministrazione cittadina – già di per sé divisa sulla questione.

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Ebbene, niente da fare: «La complessa e rilevante organizzazione di un evento come una gara della Nazionale italiana di calcio – scrive Canciani –, che è essa stessa comunemente ritenuta un’occasione di festa, di pace e di amicizia nello sport, pur apprezzando lo spirito dell’iniziativa, rende infatti molto complicato modificare l’iter già avviato, anche in relazione al sostegno già ricevuto da altre Istituzioni, a partire dalla Regione».

E, in effetti, la stessa Regione proprio la scorsa settimana aveva concesso il suo patrocinio ufficiale, bypassando il canale di dialogo con Palazzo d’Aronco. Non si è fatta attendere, dunque, la risposta del sindaco De Toni al veto: «Mi era stato anticipato da Gravina e mi è stato da poco ufficializzato dalla Figc regionale. Dispiace, perché poteva essere un'occasione per unire sport a una riflessione più profonda. Manca un mese alla partita in ogni caso e io spero in due cose: il cessate il fuoco oppure la creazione di un’altra opportunità simile a quella della raccolta fondi. Vediamo».

Ecco i fattori che potrebbero convincere il primo cittadino ad allinearsi al sentiero scelto dalla Regione in quest’avvicinamento all’impegno degli Azzurri: la fine del conflitto, la liberazione di ostaggi. Opzioni che, evidentemente, non dipendono dalla Figc o dal Comune. Da qui il «vediamo» espresso da De Toni, la sua un’attesa, una speranza che con il calcio ha a che fare solo sino a un certo punto.

«Siamo rammaricati – leggiamo ancora nella lettera di Canciani – che un grande evento per la città di Udine, il Friuli-Venezia Giulia e il movimento regionale sia stato oggetto di scontro nell’agone politico e a mezzo stampa quando, invece, la forza dello sport dovrebbe stare proprio nell’unione e non nella divisione».

Il richiamo a una polemica che avrebbe potuto condurre anche al cambio di sede del match. «Auspichiamo – la chiosa della Figc – che si possa comunque cooperare, insieme, per rendere la partita un momento di sport e pace piuttosto che di divisione e politica».

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