Si torna a scuola con la mancanza di dirigenti e pochi insegnanti da dedicare al sostegno
IVREA. Simona Sacchero, eporediese, è da tre anni alla guida della Cisl Scuola Torino–Canavese.
Insegnante in ruolo dal 1989, nel sindacato dal 2010. Con lei, passiamo in rassegna i problemi che si dovranno affrontare nelle scuole con l’avvio del nuovo anno scolastico. In provincia di Torino, e nel Canavese in particolare, uno dei problemi più complessi riguarda sicuramente quello della mancanza di dirigenti scolastici in almeno una dozzina di istituti scolastici. Nell’intera area metropolitana di Torino sono quasi 50 le scuole in questa situazione e questo vuol dire che a conti fatti avremo un centinaio di istituti che avranno un preside a metà servizio.
Che conseguenze concrete ha, la mancanza dei dirigenti scolastici, sul funzionamento delle scuole?
«In questa fase, la presenza dei dirigenti scolastici è fondamentale perché ci sono in atto progetti legati ai fondi del Pnrr da portare a termine. In un certo numero di scuole si dovranno avviare sperimentazioni importanti come per esempio i percorsi tecnologico-professionali che richiedono un adeguato coinvolgimento degli organi collegiali delle scuole».
Ci sono poi i problemi storici legati all’inclusione…
«Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un aumento significativo degli alunni con certificazione di disabilità e anche del numero dei posti di sostegno autorizzati dal ministero. Ma la situazione è complicata perché una gran parte dei posti non fa parte dell’organico di diritto e quindi non può essere assegnata a docenti di ruolo; questo vuol dire che si tratta di posti che devono essere autorizzati a ogni inizio d’anno con il risultato che vengono coperti da personale precario».
Ma nella nostra provincia i docenti di sostegno sono tutti specializzati?
«Assolutamente no e purtroppo questo è un problema generalizzato a livello nazionale. In Piemonte la questione è aggravata dal fatto che le università della regione non riescono a rispondere alla domanda, cioè non ce la fanno a garantire la formazione di un numero di docenti adeguato alle esigenze. A partire dal prossimo anno il problema dovrebbe ridimensionarsi perché di recente il Parlamento ha approvato una norma che consente anche all’Indire (ente ministeriale per la formazione e per l’aggiornamento) di organizzare i percorsi abilitanti per il sostegno».
Su tutto, incombono le difficoltà dovute all’altissimo numero di docenti precari. È così?
«Quest’anno, poi, si aggiunge un altro problema: in provincia di Torino le assunzioni in ruolo (complessivamente 671) non sono state fatte su tutti i posti vacanti, perché un certo numero di cattedre (613 per la precisione) è stato accantonato in previsione della conclusione dei concorsi straordinari legati alle misure previste dal Pnrr. Per il momento l’ufficio provinciale del ministero ha nominato 9.165 supplenti annuali ma di posti da coprire ce ne sono ancora in molte scuole». —