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Le fake news di Elly alla Festa dell’Unità: dal bonus psicologico al Pnrr, balle e omissioni

Balle e omissioni. L’8 settembre Elly Schlein ha chiuso la Festa nazionale dell’Unità a Reggio Emilia con una lungo elenco di dichiarazioni false o imprecise nella foga oratoria di attaccare il  governo Meloni e strappare qualche applauso incoraggiante. Tante balle ben confezionate: dalla sanità al Pnrr, dal salario minimo alla scuola, dal bonus psicologico al fondo per gli affitti. La segretaria dem ha dato in pasto alla platea (e ai giornalisti) una decina di notizie bufala. Ben registrate dal sito Pagellapolitica, che ne ha scovate nove.

Le balle di Elly alla Festa dell’Unità

«Abbiamo difeso il “bonus psicologo” dai tagli del governo, che ha tolto 15 milioni». Falso. È vero che il Pd ha chiesto di rifinanziare il “bonus”, introdotto temporaneamente solo nel 2022 dal governo Draghi (25 milioni di euro) ma nessun taglio dal governo Meloni. La legge di Bilancio per il 2023, semmai,  ha reso strutturale il “bonus psicologo”. Nel farlo sono stati stanziati 5 milioni di euro per il 2023 (poi saliti a 10 milioni) e 8 milioni per ogni anno dal 2024 in poi. «Bisogna fare un’altra cosa però sulla scuola: pagare meglio gli insegnanti perché sono i meno pagati d’Europa». Falso. I salari degli insegnanti italiani sono sì tra i più bassi in Europa, ma non sono i più bassi in assoluto. Secondo l’Ocse, a parità di potere d’acquisto, gli insegnanti sono pagati di più in Francia, Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo e Svezia. Ci sono comunque almeno otto Paesi sui 22 che pagano gli insegnanti delle scuole medie e di quelle superiori meno dell’Italia (Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Slovacchia e Slovenia).

Dal bonus psicologico al fondo per l’affitto: balle e omissioni

«Meloni e Salvini tagliano 330 milioni di fondo per l’affitto». Falso. I 330 milioni – puntualizza Pagellapolitica.it – si riferiscono agli stanziamenti destinati al “Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione” per il 2022, quindi durante il governo Draghi. Quando il governo Meloni è entrato in carica non li ha cancellati,  semplicemente perché erano a disposizione solo per il  2022. «Dove è stato adottato il salario minimo non ci sono stati effetti negativi sull’occupazione, ma effetti positivi sugli altri livelli salariali». Demagogico se non falso. I numerosi studi condotti sull’impatto del salario minimo nei Paesi che lo hanno introdotto sono arrivati a conclusioni diverse. Alcuni hanno scoperto che il salario minimo ha avuto un impatto negativo sull’occupazione, altri un impatto positivo, altri ancora nessun impatto.

Le imprecisioni sulla spesa del Pnrr al 2026

«Il governo ha spostato il 62 per cento della spesa del Pnrr al 2026». Impreciso. Con tutta probabilità la fonte della percentuale del 2 per cento è la Corte dei Conti europea. Che ha pubblicato un rapporto dove ha analizzato l’avanzamento dei piani nazionali di ripresa e resilienza dei 27 Stati Ue. L’attuazione delle riforme e degli investimenti dei singoli piani nazionali è scandita dal raggiungimento dei cosiddetti “traguardi” e “obiettivi”. I traguardi e gli obiettivi dell’Italia sono 618 in totale: 436 sono riferiti a investimenti e i restanti 182 a riforme. In un passaggio del rapporto si legge che 16 Stati prevedono di completare i traguardi e gli obiettivi relativi ad almeno il 30 per cento dei propri investimenti solo nel 2026, “con valori che vanno dal 30 per cento nel caso della Spagna al 62 per cento nel caso dell’Italia e al 70 per cento in quello della Polonia”. Questo non significa che l’Italia dovrà spendere il 62 per cento delle risorse del Pnrr, che complessivamente vale oltre 194 miliardi di euro, nel 2026.

Sanità, pensioni e carovita

«Il governo, tagliando la sanità, tagliando le pensioni, non ha fatto nulla contro il carovita che impoverisce il ceto medio». Falso. La legge di Bilancio per il 2024 ha rinnovato temporaneamente il taglio del cuneo fiscale per i lavoratori che guadagnano fino a 35 mila euro lordi l’anno. Per finanziare questa misura sono stati stanziati quasi 10 miliardi di euro. Una cifra di poco inferiore al costo annuale che aveva il reddito di cittadinanza, eliminato a partire dal 1° gennaio.

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