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Contratti scaduti da quattro anni: a Treviso la protesta di infermieri e oss

Una settantina, tra infermieri, oss ed educatori, hanno manifestato ieri mattina, 9 settembre, per chiedere con forza il rinnovo dei loro contratti di lavoro, scaduti da ormai più di 4 anni.

Il presidio si è svolto davanti ai cancelli della struttura privata di accoglienza per anziani Casa Mia, a Dosson di Casier, che è una della 25 strutture in provincia di Treviso dove si applica il contratto Uneba.

Tra le altre, i cui dipendenti hanno aderito ieri, anche quelle gestite da Codess Sanità, dalla Fondazione Opera Immacolata Concezione nelle sedi di Treviso, Oderzo e Vedelago, il Piccolo Rifugio di Vittorio Veneto, Villa d'Argento a Silea, Ca' dei fiori di Casale sul Sile e Fondazione il nostro domani a Silea.

Il presidio segue quelli che si sono già svolti nelle scorse settimane a Thiene, Verona e Venezia e rappresenta il prologo dello sciopero nazionale proclamato per il prossimo 16 ottobre a Padova.

Lo stato di agitazione è stato aperto e lo scorso 12 aprile e riguarda tutte e tre le sigle sindacali.

A sventolare davanti al centro servizi privato del gruppo Orpea, c’erano sia le bandiere della Cgil che quelle della Cisl e della Uil. Presenti anche i segretari provinciali delle rispettive federazioni di categoria Marta Casarin (Fp Cgil Treviso), Mario De Boni (Fp Cisl Belluno Treviso), Patrizia Manca (Fisascat Cisl Belluno Treviso) e Roberto Meneghello (Uil Fpl Belluno Treviso).

I lavoratori coinvolti in questa battaglia sono circa un migliaio: si tratta di operatori socio-sanitari, ausiliari socio-assistenziali, operatori delle residenze sanitarie per disabili. Questi professionisti lavorano nelle realtà del terzo settore che aderiscono all’Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale, e a differenza dei colleghi del servizio pubblico, sono inquadrati all’interno del contratto Uneba.

L’oggetto del contendere riguarda la denunciata inadeguatezza dei livelli salariali, fermi da ormai troppo tempo.

«Chiediamo stipendi adeguati al lavoro che facciamo» era uno dei cartelli esposti. «Siamo stanchi di lavorare e voi state comodi a guardare». Come segnalato anche dai rappresentanti sindacali, i lavori in questione riguardano la presa in cura di soggetti fragili, bisognosi, non autosufficienti, che necessitano di dedizione e senso di responsabilità.

Dopo una trattativa durata un anno e mezzo di fronte alla disponibilità dei datori di lavoro di riconoscere un aumento lordo mensile di 50 euro, è iniziato il muro contro muro.

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