Aveva commesso una truffa da 800 mila euro su cui non aveva mai pagato le tasse, la pena da quattro sale a sei anni
Non ha pagato le tasse sui proventi di una truffa, episodio per il quale sta già scontando una pena di quattro anni nel carcere di Venezia.
Mercoledì 11 settembre è arrivata l’ulteriore condanna con una rideterminazione della pena a sei anni.
Protagonista della vicenda è Matteo Buriollo, quarantaquattrenne di San Donà di Piave residente nel comune di Lignano Sabbiadoro.
Nel gennaio 2023 l’uomo era stato condannato per aver architettato una truffa del valore di circa 800 mila euro.
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Mercoledì 11 il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Udine Matteo Carlisi ha disposto nei confronti dell’imputato una pena di sei anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e della parte di contributi non versati, unificando i fatti oggetto della prima sentenza del gennaio 2023.
Buriollo, questa volta, è stato condannato per omessa dichiarazione dei redditi e quindi la pena è andata in continuazione con la precedente.
Come dimostrato nell’udienza di mercoledì 11 dall’accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto Claudia Danelon (la difesa era in capo all’avvocato Maria Valentina Cela del foro di Venezia), Buriollo per evadere le imposte non ha presentato le dichiarazioni dei redditi per le annualità 2017 e 2018.
In particolare, per il 2017, a fronte di incassi pari a euro 489.699,50 euro ha evaso 203.740,79 euro di Irpef, mentre per il 2018, a fronte di incassi pari a 283.930 euro, ha evaso un Irpef per un valore complessivo di 115.259,90 euro.
Una situazione aggravata da una recidiva reiterata infraquinquennale.
La sentenza di mercoledì 11 è giunta al termine del rito abbreviato che, come parte offesa, ha visto l’Agenzia delle entrate di Udine.
Buriollo è stato condannato a sei anni di reclusione con l’aggiunta dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
Sono state inoltre applicate le pene accessorie dell’interdizione per un anno dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno, l’interdizione dalle funzioni di rappresentanza e assistenza in materia tributaria per un anno, l’interdizione perpetua dall’ufficio di componente di commissione tributaria.
Il giudice, infine, ha ordinato la confisca di denaro o di beni per un valore di 319 mila euro, pari al valore dell’imposta evasa.