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Liceo Made in Italy – Dubbi su istruttoria, rapporto sulle conoscenze e anche costi. Il Consiglio di Stato sospende il parere

A luglio la conferma di un flop: pochi iscritto al liceo del made in Italy, così pochi da non raggiungere il numero legale. Ma iscritti a parte la scuola, fortemente voluta dal governo, ha già già incontrato un ostacolo amministrativo non di poco conto. La Sezione Consultiva per gli Atti Normativi del Consiglio di Stato, infatti, ha espresso perplessità e ha sospeso il parere sul regolamento che definisce il quadro orario degli insegnamenti e degli specifici risultati di apprendimento.

In via transitoria, il ministero dell’Istruzione – guidato da Giuseppe Valditara – aveva previsto anche la possibilità di costituire le classi prime di questo liceo su richiesta delle istituzioni scolastiche che erogano l’opzione economico-sociale del percorso del liceo delle scienze umane, previo accordo tra l’ufficio scolastico regionale e la Regione, esclusivamente sulla base del quadro orario del piano degli studi per il primo biennio. Quindi solo due anni. Proprio sul punto la Sezione ha posto in rilievo l’incompleta attuazione della procedura istruttoria perché il ministero non ha prodotto il preventivo parere della Conferenza unificata.

Inoltre i magistrati esprimono perplessità in relazione all’introduzione del nuovo regolamento relativo proprio all’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico del liceo del Made in Italy e chiede di rivedere la formulazione relativa al rapporto tra approfondimento e sviluppo di conoscenze e abilità. Perplessità emergono anche in merito alla Fondazione “Imprese e competenze per il Made in Italy”, incaricata di supportare il potenziamento e l’ampliamento dell’offerta formativa. Il Consiglio di Stato chiede maggiore chiarezza sui significati di “potenziamento” e “ampliamento”.

Il Consiglio di Stato si mostra inoltre preoccupato sui costi di questo liceo constatando che su questo punto nella relazione tecnica di accompagnamento non viene specificamente precisato che “tale disposizione non comporta nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Alla luce di queste perplessità la Sezione, in attesa che l’Amministrazione acquisisca e trasmetta il preventivo parere della Conferenza unificata, ha intanto sospeso l’emissione del parere.

“Ancora una volta, la fretta è cattiva consigliera per un ministro che, con fervore ideologico, sta provando a cambiare gli ordinamenti della nostra scuola sulla testa di docenti e personale che ci lavorano, ignorando sistematicamente i pareri degli organismi di rappresentanza a partire dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione” commenta la Flc Cgil. Il sindacato ricorda che “sin dalla prima ora ha avversato un provvedimento fumoso negli obiettivi, confuso nella sua impostazione metodologica e fallimentare nella sua anticipazione”, e che “ha affidato il proprio punto di vista, corredato di valutazioni e proposte, a una memoria scritta presentata in occasione dell’audizione alla Camera”. Il sindacato annuncia che “continuerà a battersi contro il tentativo di declinare la funzione della scuola in maniera funzionale ai bisogni formativi contingenti del mercato del lavoro e del sistema delle imprese“.

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