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Morto Gigi Lo Re, la leggenda de “Le Tigri” di Gorizia e il guinness della batteria

Se ne va un pezzo di storia della musica goriziana, esportata in tutta Europa, uno che nel suo curriculum, tra le altre cose, vanta il record mondiale di durata alla batteria.

Un uomo da guinness, Gigi Lo Re, che si è spento giovedì a mezzogiorno nella sua Gorizia, all’età di 84 anni. Lascia i figli Angelica e Pierluigi (mentre il terzo figlio Michelangelo era morto qualche anno fa in un incidente stradale), quattro nipoti, le sorelle Nuccia e Carmelina, il fratello Mimmo. Era malato da tempo, nei giorni scorsi aveva anche documentato con ottimismo sui social il suo ricovero: «Al pronto soccorso 110 lode, al reparto di medicina 110 lode. Bravi tutti, uscirò dall’ospedale come nuovo e faremo poi un grande concerto».

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Frasi che rivelano molto della sua indole combattiva. Da felino, da indomabile tigre. Con la sua band, Le Tigri, è stato protagonista del beat goriziano, il primo grande successo arrivò con “Let’s go”, colonna sonora di “Vaghe stelle dell’Orsa” di Luchino Visconti, film premiato nel 1965 con il Leone d’oro alla 26ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Lo Re verrà ricordato anche per le numerose iniziative benefiche a favore dei disabili, degli anziani e degli ammalati a cui ha aderito: era molto attivo nel volontariato e insegnava a suonare batteria e chitarra.

«È stato l’uomo simbolo del movimento beat goriziano negli anni ’60 – racconta il giornalista Vincenzo Compagnone –. Un personaggio vulcanico, popolarissimo, un’icona di un periodo, molto benvoluto qui a Gorizia, soprattutto nel suo rione, Sant’Anna. Attivo a dispetto dei malanni fisici, riusciva sempre a risorgere con la sua cocciutaggine. La batteria era la sua vita, come lo era la musica in generale».

Nel 1956, al circolo ricreativo della Safog, suona la sua prima batteria, di legno e di sesta mano, le prove le fa nell’oratorio della chiesa di Sant’Ignazio, dove il papà è sacrestano.

Esordisce nel 1961 con The King’s Quartet, l’anno dopo cambiano nome in Tigers, nel 1963 diventano definitivamente Le Tigri in occasione della partecipazione in diretta tv alla trasmissione Rai 1 “Gran Premio” in collegamento live dal Teatro Verdi di Gorizia, programma abbinato alla lotteria di Capodanno. Il primo disco inciso, nel 1962, s’intitolava “Sardar Twist”, musica popolare russa rielaborata che infatti ebbe successo anche in Russia. Le Tigri, che hanno suonato spesso in locali storici come il Piper, per l’etichetta Durium hanno inciso undici 45 giri, concentrando la loro attività negli anni Sessanta e primi Settanta.

Sono rimaste celebri le sue maratone di lungo suono nella sala dell’unione ginnastica goriziana, stabilendo due guinness dei primati: nel giugno 1979 ha suonato per 77 ore consecutive la batteria, a maggio 1980 ben 139 ore di fila. Tra i libri pubblicati, l’autobiografico “Il ruggito della Tigre”, una raccolta di aforismi, “Viaggio a Lourdes” in cui raccontava questa sua esperienza e poi ancora “La leggenda delle Tigri” in cui aveva approfondito altri aneddoti sugli anni Sessanta. Era solito anche realizzare delle musicassette natalizie, intitolate appunto “Buon Natale” in cui suonava l’armonica.

La sua ultima esibizione live è stata nel 2019 al Kulturni Dom di Gorizia, in un breve omaggio a lui dedicato. Rimane il rammarico per quel concerto d’addio in Piazza della Vittoria, annunciato più volte e promesso anche negli ultimi giorni di vita, ma che a causa della salute malferma non è riuscito a fare. «Se, in questa giornata di pioggia e tuoni - conclude Compagnone - sentirete uno strano rumore, non ci sono dubbi: sarà di sicuro l’eco della rullata finale alla sua amata batteria».

Questo il ricordo del sindaco Rodolfo Ziberna sui social: "Con la scomparsa di Gigi Lo Re se ne va un pezzo importante della storia della nostra città, oltre che una persona che con la sua semplicità e bontà ha sempre portato gioia e spensieratezza. Tanti i momenti che non dimenticheremo, dagli anni del beat goriziano con Le Tigri al record mondiale conquistato nel 1979 per le 139 ore alla batteria. Condoglianze alla famiglia”.

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