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Confiscati i beni di Vazzoler: perso l’attico in piazza dei Frutti

Era riuscito a evitare la maxicondanna inflitta dal tribunale padovano a 11 anni e 8 mesi di carcere per riciclaggio, azzerata dalla Corte d’appello veneziana per incompetenza territoriale, e a chiudere i guai con la giustizia grazie a un patteggiamento a due anni e tre mesi per associazione a delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Acrobata nelle aule giudiziarie con il supporto di schiere di avvocati di primissimo ordine, non è riuscito a salvare i beni nella sua disponibilità Alberto Vazzoler, dentista-faccendiere originario di Musile di Piave e, a 64 anni suonati, arruolato dall’Usl veneziana come medico di base. Beni tutti confiscati dallo Stato italiano.

I beni confiscati

  • Confiscato l’attico di Padova con affaccio in piazza dei Frutti
  • Confiscata una collezione di quadri cinquecenteschi e oggetti d’antiquariato
  • Confiscato il lussuosissimo attico jesolano di 275 metri quadrati su tre livelli con piscina nella Torre Mizar in piazza Drago
  • Confiscate una Maserati Levante e una Jaguar XK
  • Confiscati anche una quantità significativa di contanti

Risparmiata solo la barca che non ha un gran valore. Lo ha deciso il tribunale di Milano Samp (Sezione autonoma per le misure di prevenzione) con un provvedimento notificato in questi giorni al termine di cinque udienze.

Le ragioni della confisca

La confisca è una misura di prevenzione prevista nel Codice antimafia, nata come strumento per combattere la criminalità organizzata e estesa ai grandi evasori fiscali. Le ragioni sono la pericolosità sociale di Vazzoler e l’incapacità di dimostrare che quei beni sono stati acquistati con denaro di provenienza lecita.

La difesa ha sostenuto che i due appartamenti di lusso erano di proprietà di altre persone, ma i giudici hanno ritenuto che si trattasse di intestazioni fittizie.

L'inchiesta

Vazzoler era stato arrestato il 25 maggio 2018 nel suo superattico di Jesolo con l'allora compagna, Silvia Moro. Secondo la procura di Padova, lui e alcuni sodali avrebbero movimentato denaro sconosciuto al fisco tra l’Italia e i paradisi fiscali, facendo rientrare capitali al riparo dallo scudo fiscale in cambio di una provvigione del 5%.

L'inchiesta padovana è stata in parte ridimensionata, ma se Vazzoler è riuscito a evitare il carcere, il suo tesoretto gli è sfuggito di mano, almeno quello individuato dalla magistratura italiana.

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