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Concerto di Tony Effe a Trieste, in campo anche Marcolin (Pari opportunità Fvg): “No a testi violenti”

Non si ferma la polemica a Trieste per la annunciata partecipazione del rapper Tony Effe al Tomorrow today festival, evento che mira a sensibilizzare contro la violenza di genere e a favorire la crescita dei giovani secondo valori positivi, prevista per il 15 settembre.

Oggi sulla vicenda è intervenuta con una nota riportata da Acon (Regione Fvg) Dusy Marcolin, presidente della Commissione regionale pari opportunità (Crpo Fvg) e coordinatrice nazionale degli analoghi organi di garanzia d'Italia.

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Marcolin sostiene che non si può "non intervenire" sul caso Tony Effe perché "riteniamo grave il linguaggio usato da questa persona che condanniamo pesantemente". Per Marcolin "si tratta di testi violenti e agghiaccianti che di certo non aiutano ma anzi ci fanno perdere terreno nei confronti della diffusione, soprattutto tra i giovani, della cultura del rispetto, della lotta alla violenza di genere".

Ne discende che "condividiamo l'intervento del Codacons e ci auguriamo in un cambio veloce di atteggiamento da parte dei cantanti o rapper che siano e delle radio e dei mezzi di diffusione tutti affinché il lavoro, a volte anche faticoso, di diffondere il messaggio contro la violenza sulle donne non venga vanificato da messaggi a dir poco tremendi".

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Nei giorni scorsi a sollevare dubbi sulla presenza dell'artista sono stati esponenti della politica locale e dei sindacati. Per Alessandra Richetti, consigliera comunale del M5s, i testi del rapper "contengono frasi offensive, soprattutto verso le donne": "tutto ciò finanziato con soldi pubblici".

La consigliera regionale del Patto per l'Autonomia Giulia Massolino aveva chiesto alla Regione di "ritirare il finanziamento" all'evento: "Non è compito di nessuna amministrazione valutare idee ed espressioni di un artista", spiega, ma è compito "valorizzare anche attraverso finanziamenti e contributi comportamenti sani e non incitamenti alla violenza e all'odio di genere". Anche la Cgil di Trieste era intervenuta, parlando di "incoerenza".

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