«A Chiaverano derubati di un pezzo della nostra vita»
CHIAVERANO
Si erano fermati a pranzare in un posto tranquillo. Lei, guida turistica di professione, attualmente impegnata in Francia; lui, ricercatore universitario e consulente. Residenti fuori regione. Ma legatissimi al Canavese per origini familiari. Ma la loro sosta è diventata un incubo. Lo racconta con dovizia di particolari Anna G.S. «non ho problemi a far scrivere il mio cognome, ma in questo momento dei malfattori hanno in mano dati sensibili e personali per cui mi è stato consigliato di non espormi» specifica, documentando con tanto di denunce e post social quanto accaduto. «Sabato scorso mio marito e io, reduci da un trasloco in terra francese, siamo rientrati per trascorrere qualche giorno con mio padre, rimasto vedovo. Papà era felice di poter stare un poco con me in luoghi in cui aveva condiviso momenti di gioia e serenità con la mamma - racconta Anna - Abbiamo così deciso di pranzare in un posto del cuore, sulle sponde del lago Sirio». La brutta sorpresa all’uscita. «Avevamo lasciato l’auto, carica di bagagli nel parcheggio del ristorante. L’abbia ritrovata vandalizzata e razziata. Ci hanno portato via tutto». Lo stupore e poi la rabbia: «Pensavamo di essere in un posto sicuro. Al nostro arrivo c’era una agente di polizia municipale che distribuiva multe; il locale era affollato e poi, sia chiaro, lavorando in una metropoli come Parigi e in città come Marsiglia e Nizza rispetto rigorosamente alcune regole tra cui mai lasciare oggetti in vista in auto. La nostra tra l’altro aveva i vetri oscurati». I ladri non hanno risparmiato nulla: spaccati i finestrini hanno aperto il bagagliaio portando via valigie, trolley e lo zaino con il pc di lavoro del professore universitario: sopra dati sensibili, documenti di lavoro riservati, immagini e foto di vita privata. E due carte di credito, subito bloccate. «Solo la nostra auto. Secondo me erano appostati o hanno sentito mio papà che ci invitava a lasciare gli zaini in auto e di non preoccuparsi». Poi la rabbia. Per i vigili di Chiaverano che «erano in pausa pranzo proprio in quell’oretta in cui è avvenuto il furto, tornando a fare multe subito dopo ma non avendo tempo di raccogliere la denuncia» . I carabinieri gentili «ma impossibilitati all’intervento, ci hanno chiesto di raggiungerli in caserma per la denuncia». Delusi anche dal titolare del locale che «prima ci ha detto che i furti non sono una rarità» ma che «non c’erano telecamere puntate sul suo parcheggio». Poi la promessa di «vedere se la sua assicurazione poteva intervenire almeno per i danni» e poi invece «il suo silenzio: mio papà è un assiduo frequentatore del ristorante. Ci aspettavamo almeno una telefonata». Infine una runner «che ha risposto al mio appello sui social per capire «se qualcuno avesse visto qualcosa». La donna «ci ha indicato un luogo dove aveva visto le valigie e le carte di credito inutilizzabili abbandonate». Ma quando le è stato chiesto di «accompagnarci a recuperare i miei effetti personali ci ha risposto di non ricordarsi più dove li aveva visti». Infine un consiglio ed un ultimo amarissimo sfogo: «Consiglio all’amministrazione di Chiaverano e al titolare del locale di mettere almeno dei cartelli con scritto “Zona non videosorvegliata”, “Attenti ai ladri”, “Non lasciate oggetti di valore in auto”. Nelle valigie che mi sono state rubate c’erano effetti personali di mia mamma, morta da poco e a cui ero legatissima. Oggetti di scarso valore commerciale ma per me importantissimi. Non tornerò mai più al lago Sirio». — © RIPRODUZIONE RISERVATA