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Diga del Vanoi, la proposta di Bottacin: «Meglio lo sghiaiamento del lago del Corlo»

La diga del Vanoi costa 169 milioni ma non c’è un euro per costruirla. Né da parte del Ministero dell’Agricoltura, né da quello delle Infrastrutture. Esiste invece una possibile alternativa: lo sghiaiamento del bacino del Corlo, opera per la quale la Regione ha ottenuto un finanziamento di 107 milioni di euro.

Certo, c’è una differenza. Il serbatoio in Val Cortella conterrebbe fino a 20 milioni i metri cubi d’acqua, mentre il lago d’Arsiè, una volta ripulito, non più di 10.

Ma Gianpaolo Bottacin, assessore regionale all’ambiente, ritiene che ulteriori quantità d’acqua si possano ottenere attraverso altre bonifiche. La sua proposta pare aver molto interessato un recente vertice serale della Lega, dei consiglieri e degli assessori dello stesso partito, con il presidente della Regione Luca Zaia. Considerata la contrarietà montante e la prossima mozione che il Pd presenterà in Consiglio regionale, Bottacin ha invitato a tenerne conto.

«Premesso che la problematica della scarsità idrica è assolutamente rilevante e di attualità; premesso che il Consiglio regionale del Veneto all’unanimità aveva espresso parere positivo rispetto all’ipotesi di realizzazione della diga del Vanoi e premesso anche che io non faccio parte del partito che sostiene che, poiché è crollato il ponte Morandi, non devono più essere costruiti ponti», afferma Bottacin, «con visione assolutamente tecnica credo che vada prima di tutto garantita la sicurezza dei cittadini. Pertanto ritengo che debbano essere date dai proponenti tutte le risposte relative a questi aspetti e che i tecnici della Regione hanno già anticipato al Consorzio. Ciò perché la sicurezza dei cittadini deve essere posta al primo posto».

Il Consorzio Brenta, che lunedì sera ha radunato a Cittadella le associazioni tendenzialmente favorevoli, sostiene che l’invaso vada fatto per più scopi: l’accumulo della risorsa idrica, la laminazione delle piene del bacino del Vanoi e la produzione di energia idroelettrica.

Relativamente a questo ultimo aspetto, come ha evidenziato il Presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, va tenuto conto – ricorda Bottacin – che da alcuni anni è stata introdotta la norma europea sul deflusso ecologico, che sostituisce la precedente e molto meno restrittiva sul deflusso minimo vitale. In Veneto, per rispettare questa norma, risulta pressoché impossibile il rilascio di ulteriori concessioni idroelettriche soprattutto nei corsi d’acqua già ampiamente sfruttati.

«Per quanto riguarda invece gli altri due aspetti, abbiamo chiesto al Governo una serie di interventi per consentire un maggior accumulo di acqua e la possibilità di laminare le piene utilizzando le dighe esistenti», ricorda ancora Bottacin.

In modo particolare sono stati chiesti interventi per il Lago del Centro Cadore, il Lago di Santa Croce, il lago del Mis e appunto il lago del Corlo. E relativamente a quest’ultimo, la cabina di regia nazionale per la siccità ha inserito l’intervento di rifacimento dello scarico di fondo del Lago del Corlo tra le opere prioritarie come risulta dalla relazione presentata al Ministero delle infrastrutture. Questa operazione, da 107 milioni.

«Ciò consentirebbe di sghiaiare il Lago del Corlo – spiega Bottacin – recuperando milioni di metri cubi di volume invasabili con acqua. In tal modo ci sarebbe una capacità di accumulo ben superiore all’attuale senza realizzare nuovi sbarramenti. E analogamente per quanto riguarda la laminazione delle piene. Anzi, con maggior efficacia, perché il lago del Corlo potrebbe laminare le piene derivanti da tutto il suo bacino, quindi non solo dal Vanoi ma anche dal Cismon e dal Senaiga. Credo che siano proprio questi i motivi che hanno condotto la cabina di regia a inserire l’intervento sul lago del Corlo come prioritario rispetto a altri interventi».

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