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Economia cinese in affanno: a rischio l’obiettivo di crescita del 5%. I prezzi delle case scendono al ritmo più sostenuto dal 2014

L’economia cinese continua a perdere colpi. I dati di agosto, dai prezzi delle case ai consumi, hanno confermato come gli ingranaggi della locomotiva asiatica si stiano inceppando. Mettendo a rischio l’obiettivo di centrare il target ufficiale di crescita per il 2024, fissato da Pechino “intorno al 5%”, e rappresentando una minaccia per l’economia globale che ha nella Cina un gigantesco mercato di sbocco.

Lo scorso mese, ha reso noto l’ufficio di statistica, i prezzi delle case sono scesi al ritmo più sostenuto dal 2014 (-0,73% le case nuove e -0,95% quelle usate), confermando i timori di deflazione e lo stato di crisi del settore immobiliare, impermeabile ai tentativi del governo di stimolare la domanda tagliando i tassi sui mutui e le limitazioni per gli acquirenti. Così, con valori in flessione, chi cerca casa sarà incentivato a rinviare l’acquisto per spendere meno.

Segnali negativi sono arrivati anche dalla produzione industriale, salita del 4,5% sul 2023, a fronte del 5,1% di luglio, e dagli investimenti fissi, cresciuti del 3,4% tra gennaio e agosto rispetto al +3,6% di gennaio-luglio. Particolarmente deludenti le vendite retail, in aumento del 2,1% dopo il 2,7% di luglio e sotto il 2,5% stimato dagli economisti, in quello che suona come un campanello d’allarme sulla domanda interna. Come se non bastasse il tasso di disoccupazione è salito al 5,3%, dal 5,2% di luglio, complice l’ingresso sul mercato del lavoro dei nuovi diplomati.
L’istituto di statistica ha parlato di un’economia “generalmente stabile” ad agosto “con progressi costanti nel perseguire uno sviluppo di alta qualità”. Ma ha ammonito sul fatto che “gli effetti avversi che derivano dai cambiamenti nell’ambiente esterno sono in aumento, la domanda reale resta insufficiente a livello domestico e la ripresa economica sostenuta si trova di fronte molteplici difficoltà e sfide”.

La frenata estiva aumenta la pressione su Pechino per intervenire a sostegno di un’economia che sconta la debolezza della domanda interna e vede l’export minacciato dai dazi e da una ripresa globale che stenta. “I dati di agosto escludono di fatto la possibilità di raggiungere il target ufficiale di crescita del 5% nel 2024, a meno che la leadership del Paese sia disponibile a lanciare un piano di stimoli bazooka”, ha dichiarato a Bloomberg, Raymond Yeung, capo economista per la Cina alla Australia&new Zealand banking Group. “Il tempo sta scadendo per introdurre misure per sostenere un’economia che si trova di fronte molti venti contrari”, concorda il collega di Ing Bank, Lynn Song.

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