L’abbraccio della folla: “Grazie Presidente”
«Sei l’unico, viva l’Italia antifascista, grazie, bravo presidente». Ieri, nella piazza di Ampezzo, il vento gelido non è riuscito a spegnere né gli applausi né il calore dell’accoglienza manifestato da centinaia di persone orgogliose di accogliere il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in quella che, 80 anni fa, fu la capitale della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli.
Arrivato con qualche minuto di ritardo, il presidente ha assaporato la gratitudine della gente fin dai primi passi compiuti per raggiungere, al fianco del presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, del prefetto, Domenico Lione, e del sindaco di Ampezzo, Michele Benedetti, il monumento ai caduti dove il Capo dello Stato ha deposto una corona d’alloro.
Da qui, in auto, ha raggiunto il municipio dove ha incontrato i rappresentanti istituzionali e alcuni ex colleghi con cui ha condiviso anche esperienze di Governo come i già senatori, Diego Carpenedo e Claudio Beorchia, il già deputato Ivano Strizzolo, e il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti.
La dedica alle donne
«Siamo qui oggi non solo per fare memoria. Siamo a fare dell’Italia e della Carnia un paese non rassegnato al peggio, ma consapevole delle sue radici, della sua cultura, della direzione che esprime la sua Costituzione: la quale vuole tutti liberi e uguali, con i diritti riconosciuti e i doveri esercitati. Viva la Carnia libera, madre consapevole della nostra Costituzione».
Così Antonella Lestani, la presidente dell’Anpi regionale, ha concluso la sua orazione, dedicandola alle donne carniche della resistenza. La storia della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli si intreccia con gli stessi anni compiuti dall’Anpi, «l’associazione che in Friuli – sono sempre le parole di Lestani – ha raccolto e rappresentato, fin dall’immediato dopoguerra, le istanze di tutte le formazioni partigiane, della Garibaldi e della Osoppo, che combatterono in montagna e in pianura contro i fascista e i nazisti invasori».
Raccontata ma mai abbastanza, quell’esperienza gettò le basi della Costituzione. Interrotta dagli applausi, lestani ha descritto «il processo compiuto su queste montagne verso la democrazia: l’unità amministrativa del territorio liberato, la separazione netta fra civili e militari, fra governo civile e forze partigiane, l’allargamento della base democratica nei Cln territoriali, dei Gruppi di difesa della Donna, dei Comitati dei contadini e degli operai, partecipazione della rappresentanza della popolazione alle riunioni».
E per finire Lestani ha ricordato le «elezioni popolari con il voto ai capifamiglia uomini e donne: un’architettura istituzionale tendente all’autogoverno», alla tutelare del patrimonio boschivo con «un regime fiscale progressivo e più imparziale, che ricorda l’articolo 53 della nostra Costituzione, una scuola rinnovata e libera dai retaggi del fascismo».
La Zona libera introdusse un tribunale popolare, abolì per alcuni reati la pena di morte reintrodotta dal fascismo dopo la sua abolizione nel 1890.
«Era questa l’idea di uno Stato che non uccide: luci di speranza dopo 200 anni di cultura politica intrisa di barbarie culturale e civile» ha aggiunto la presidente dell’Anpi, prima di tornare sulle «donne coraggiose e determinate, capaci di trasformare i funerali dei partigiani caduti in una grande manifestazione di popolo: una forma di disubbidienza nel segno della solidarietà civile e morale, in contrapposizione alla violenza ed alla guerra».
Cosa resta di tutto questo? «È una domanda – ha risposto la presidente regionale dell’Anpi – che rimarrà sempre aperta per chi vorrà confrontarsi con il lascito morale e civile della Resistenza: con la Costituzione antifascista, nata dalla lotta di liberazione, chiedendone la sua completa attuazione».
La comunità di montagna
Anche la Comunità di montagna è nata dal seme lasciato sul terreno dalla Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Il presidente Ermes De Crignis, lo ha ricordato citando i molti problemi da risolvere che complicano il vivere in montagna. In rappresentanza dei 28 sindaci della Comunità, De Crignis ha assicurato al presidente che oggi come gli amministratori sanno quanto sia essenziale lavorare assieme.
E ancora: «La comunità di montagna in funzione della Comunità carnica voluta dal nostro illustre conterraneo e padre costituente, Michele Gortani, ebbe le proprie radici nei principi di libertà, democrazia e partecipazione proprie della zona libera. Questa terra fa parte di un unico grande paese che lei rappresenta, l’Italia».
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