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100 anni di storia per Alpini di Rivarolo: «Schivi e brontoloni ma ci sono sempre per la comunità»

Rivarolo Canavese

Una vita dedicata alla ricerca e alla storia degli Alpini di Rivarolo: Giuseppe Bollero, ex dipendente Olivetti, è considerato la memoria storica del gruppo che in questi giorni vive il clou dei festeggiamenti per i 100 anni dalla fondazione, avvenuta il 20 aprile del 1924.

«Sono alle prese con continue ricerche, per esempio in questo momento mi sto occupando di censire i caduti di Rivarolo e gli appartenenti al nostro gruppo - racconta Bollero -. Sono al lavoro su quelli della Prima guerra mondiale, poi proseguirò. Come è nata questa voglia di ricerca? Semplicemente dalla necessità di mettere nero su bianco quanto è successo negli anni. I primi dati archiviati risalgono al 1975, poi il seguito è stato tutto documentato. La mia è una passione, una sorta di passatempo utile a far sì che la storia del gruppo non vada persa. I momenti vissuti, allegri e tristi, sono stati comunque tutti emozionanti e lo saranno anche i prossimi giorni, in cui celebriamo il nostro centenario».

Il Gruppo alpini di Rivarolo è nato dopo la Prima guerra mondiale, come molti altri gruppi dell’Associazione nazionale Alpini. «La spinta che ha dato il la al gruppo di Rivarolo è stato il voler incontrare i commilitoni il giorno successivo, così a Pasqua del 1924 è nato questo gruppo - spiega lo storico -. L’associazione, inoltre, non è nata con scopi militari, ma per ricordare chi non era tornato dalla guerra e aiutare la sua famiglia. Quel senso di solidarietà, anche se mutato, è quello che muove gli Alpini dell’Ana ancora oggi. Tornando alla storia rivarolese, i primi secours alle famiglie della città furono distribuiti l’11 ottobre del 1925 e da allora le attività in ambito cittadino si sono propagate sempre più. Ci fu poi il passaggio della Seconda guerra mondiale, anticipato dai fatti del 1938 e del 1939, quando gli Alpini vennero inglobati dal governo centrale e prestarono servizio sulle montagne e non solo. Nel 1940, comunque, il gruppo prese parte alla grande adunata di Torino, di cui c’è anche una medaglia ricordo. Dopo la guerra, nel 1945 arrivò poi il momento di festeggiare in grande. Il nuovo gagliardetto, invece, venne presentato nel 1954».

La celebrazione dei 50 anni del gruppo risale al 1975: «L’anniversario venne festeggiato l’anno successivo, con la presentazione di un altro gagliardetto, ma Giove Pluvio non apprezzò e la festa si svolse sotto la pioggia. Per sicurezza, nel 1985, la messa celebrativa tenuta da monsignor Tapparo, cappellano e partigiano durante la guerra, si svolse sotto i portici. In quell’occasione ospitammo tutti i gruppi della sezione di Torino e si tenne una grande festa in una piazza Garibaldi gremita».

L’amicizia si è consolidata negli anni, anche con la città: «Gli Alpini di Rivarolo hanno preso parte a tante iniziative della comunità e altrettante ne hanno pensate e ci sono sempre stati quando era il momento di celebrare il titolo di Città: accadde nel 1963 e poi anche nel 2023. Nel 1975, invece, cominciarono le opere per Rivarolo con gli interventi al villaggio Anffas, dove vennero puliti la vecchia torre, il prato e la chiesa di San Francesco».

L’arrivo del nuovo millennio ha portato tante nuove avventure: «Nel 1999 Giovanni Leone e Pier Bartolomeo Appino hanno preso parte al Cammino Italia dalla Sicilia fino a Trieste, poi nel 2000 abbiamo voluto cominciare a raccontare il gruppo con l’uscita del calendario e “le pillole di storia” dei momenti più importanti dei precedenti 75 anni. Nel 2005, per gli 80 anni, abbiamo coinvolto anche i giovani alla festa organizzata al Malgrà, con tanto di mostre che hanno celebrato queste importanti ricorrenze. Lo stesso abbiamo voluto riproporre quest’anno per il centenario. Nel 2006 abbiamo anche preso parte alle Olimpiadi invernali di Torino: è stata una bella esperienza, in cui il ruolo chiave degli Alpini è stato ulteriormente confermato».

Senso di appartenenza e di solidarietà e conoscenza del territorio sono soltanto alcuni dei fattori che legano gli Alpini alla comunità: «L’alpino conosce la montagna e la sua gente e, anche se schivo, è sempre pronto a difendere e aiutare. Possiamo essere strani, burberi e brontoloni, ma non mancherà mai la nostra collaborazione per il bene della comunità ed è per questo che c’è un grande affiatamento con la popolazione. Gli Alpini ci sono sempre quando ce n’è bisogno», conclude Bollero.

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