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Per Mahsa Amini e per le donne iraniane

Una testimonianza di affetto, di solidarietà e di amore per le mie amiche iraniane, per quelle sorelle e compagne di vita, che ho incontrato nei miei anni in Iran e che tutti i giorni fanno parte della mia vita, ovunque mi trovi, in qualsiasi continente e ovunque senta il richiamo del mio cuore a condividere con loro, una battaglia per la libertà di scegliere e di essere.

Lo dico e lo ripeto sempre, amo l’Iran, amo il suo popolo. La mia vita in quella terra è stata, per adesso, la parte più bella della mia vita, ho ricevuto tanto ed ho imparato tanto e devo ad un popolo ed una civiltà straordinaria insegnamenti preziosi, ho imparato a sentirmi parte di una comunità ed ho ricevuto un affetto incondizionato, quando ho sofferto da impazzire per la malattia e la morte di mio padre, si sono stretti in un immenso abbraccio.

Agli iraniani e alle iraniane devo la consapevolezza di ciò che davo per scontato, ho viaggiato tra cultura, tradizioni, magia, arte, archeologia, letteratura, poesia, bellezza pura e il fascino di una storia antica. Ho imparato dalle iraniane ad essere più femminile, ho capito le sfumature e compreso la storia difficile delle donne in un Paese, in cui sono loro i pilastri, le fondamenta, il motore e la bellezza.

A quelle donne che oggi scenderanno in piazza nel mondo per ricordare Mahsa Amini, voglio dare il mio sostegno, la mia solidarietà e voglio unirmi nella lotta per essere libere di scegliere. Voglio però anche puntare il dito verso tutte quelle donne che solo a chiacchiere danno il proprio sostegno, nascondendosi dietro l’Islam e la diversità, pronte solo a criticare un Paese, ma che nulla fanno per contribuire ad una lotta che è immensa e mai sopita. Care donne che nulla capite delle donne iraniane, che siano musulmane, laiche o di altre fedi, sappiate che le iraniane sono rocce, sono la forza della determinazione, sono il coraggio e sono quelle che tutte dovremmo essere, sono un esempio per i nostri giovani e le nostre figlie.

E allora mi chiedo sempre più spesso: cosa fanno, davvero, le donne potenti del mondo, che sono sempre di più, per quelle donne che scendono in piazza a sfidare la morte e la violenza? Comunicati stampa e appelli, e critiche feroci verso l’Iran e spesso verso l’Islam, senza sapere che lingua parlano, pronunciando in discorsi istituzionali, sui giornali e in televisione, il nome sbagliato della Amini, che si chiama Mahsa e non Masha.

Quanta cura hanno per la sorte di queste donne se sbagliano i nomi? Cosa fanno per quelle ragazze che vogliono venire a studiare in Italia e in Europa, un iter interminabile ad ostacoli: visto, fidejussioni, file interminabili, appuntamenti per i Consolati con mesi di attesa e poi nessuna facilitazione sulle rette universitarie e potrei dire molto altro.

Non facciamo nulla, solo sanzioni e dichiarazioni avventate e banali, quando potremmo far crescere la consapevolezza che l’Iran è composto da gente straordinaria: artisti, attori, attrici, architetti, creativi , letterati, poeti, giornalisti, ingegneri, musicisti, medici, fisici, persone speciali, coltissime che sono la linfa di un paese che non ha mai smesso di produrre premi Oscar e grandi registi, artisti del calibro internazionale, una produzione letteraria ricca e varia, la terra di Dario e di grandi dinastie, la Grande Persia che si estendeva da Occidente ad Oriente, poetesse come Tahereh e Forough Farrokhzad,  grandi matematici ed astronomi, la terra del Cilindro di Ciro, il luogo incantato dove convivono popoli diversi, siti archeologici da stupire per la bellezza, e molto altro.

L’Iran è questo, è un caleidoscopio meraviglioso di tante cose, e le donne sono la prepotente dimostrazione che all’Iran occorre dedicare attenzione, occorre comprendere che è un unicum che bisogna conoscere, occorre avere cura di una grande civiltà. Il grande romanzo epico “Shahname” di Firdusi ha permesso di mantenere una lingua indoeuropea, che è una continua melodia. Se voi che leggete, queste mie accorate parole, avete voglia di ascoltare una voce anonima ma potente, leggete “Nelle strade di Teheran” di Nila (nome di fantasia) edito da Feltrinelli.

Mi servirò di Nila, a cui potrei dare il nome di molte amiche e la citerò per cercare di farvi comprendere della forza del movimento “Donna, vita e libertà”. “Almeno in questo momento della nostra storia, “testimoniare” è una parola più ardente di “vivere”. Si può vivere una vita restando spettatori. Testimoniare, come testimoni e martiri, significa essere artefici del nostro destino. Sono queste le parole che voglio trasmettere, dopo aver camminato nel sangue, a chi verrà dopo di noi. A chi, nel turbinio della nostra storia, ci cercherà. Ammesso che ci cerchi”.

Cerchiamole e testimoniamo per Nila, per tutte le donne iraniane, afghane, per tutte quelle che anche nel nostro Occidente non hanno voce e vogliono cambiare il proprio destino. Per Mahsa Amini: “Donna, vita e libertà”!

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