«Il cimitero dei Burci rischia di sparire»: più di 4000 firme per salvare l’oasi
Sempre più consumato dal tempo, dall’acqua, dalle ondate di piena e dal sole delle siccità, il “Cimitero dei burci”, stupenda oasi naturale tra Treviso, Casier e Silea lungo la Restera, sta perdendo pezzi. E non si parla solo di legname da imbarcazioni, ma di brandelli di storia navale e sociale, di quando gli scafi si costruivano a mano e gli approvvigionamenti di grani e altri materiali si muovevano lungo il Sile, trainati da animali lungo le “alzaie” per salire, sfruttando la corrente per scendere.
Per questo, 4.000 persone hanno già sottoscritto la petizione online su Change.org lanciata appena lunedì mattina da Luigi Calesso di Coalizione Civica, associazione cittadina che, oltre alla politica del capoluogo, ha gli occhi ben fissi sulla tutela ambientale. L’obiettivo della raccolta firme è suonare la sveglia all’Ente Parco Sile, e con esso alle amministrazioni che ne fanno parte, perché pianifichino un intervento utile a salvaguardare l’oasi naturale e quel che resta degli scheletri di legno delle vecchie imbarcazioni da trasporto, i burci.
«Siamo cittadini che apprezzano le bellezze del Parco del Sile e, tra di esse, quelle del “Cimitero dei burci”, un vero e proprio sito archeologico costituito dai relitti di numerose navi da trasporto»
Il testo della raccolta firme continua: «Le ricerche svolte hanno portato alla luce l’esistenza di 13 imbarcazioni da trasporto di merci abbandonate in quella zona del Sile tra il 1974 e il 1975. Prima di allora, erano presenti 8 relitti, di cui 4 scomparsi. I documenti recuperati da 3 imbarcazioni risalgono al 1937. I relitti delle imbarcazioni sono oggetto di un progressivo e inarrestabile deterioramento che le porterà inesorabilmente a scomparire dalla vista a meno che non si avvii un intervento di conservazione che permetta di salvaguardare questo patrimonio archeologico del nostro territorio».
La richiesta dei cittadini
Di qui la richiesta dei quattromila firmatari (ma la raccolta continua a crescere rapidamente): «Facciamo appello a voi, nell’ambito delle rispettive responsabilità, perché interveniate per salvare il “Cimitero dei burci”». Come? «Vi chiediamo di valutare sia la possibilità di intervenire sui relitti “in loco” con trattamenti che ne favoriscano la conservazione, arrestando il progressivo degrado causato dall’acqua e dagli agenti atmosferici, sia quella di recuperare alcuni dei relitti, sottoporli ai necessari trattamenti ed esporli in un museo dedicato a queste imbarcazioni che parlano della storia del Sile e delle comunità civili che vi si affacciano».
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Si propone inoltre la valorizzazione del patrimonio archeologico con strumenti come la cartellonistica, che manca quasi completamente nella zona, eccetto per due cartelli direzionali posizionati nelle vicinanze.
Un patrimonio che rischia di scomparire
Servono idee e fondi, e servono con urgenza. È sotto gli occhi di tutti come i resti delle storiche imbarcazioni si stiano sgretolando anno dopo anno. Tartarughe e piante che vivono tra il vecchio fasciame semisommerso contribuiscono a rendere il posto ancor più magico, certo, ma lasciare che la natura faccia il suo corso in questo caso vuol dire accettare che uno scorcio unico e raro, qui e in Italia, potrebbe presto scomparire.