La velista triestina Clapcich nel team Usa di Coppa America
Francesca Clapcich su American Magic fa parte del numeroso gruppo di veliste triestine, insieme a Giovanna Micol, Alice Linussi e Maria Vittoria Marchesini su Luna Rossa, che parteciperà alla Puig Women’s America’s Cup.
Francesca è la timoniera di sinistra di American Magic, arrivata nel team americano dopo una richiesta specifica di Giulia Conti, allora allenatrice di American Magic e oggi timoniera di Prada Luna Rossa.
Scesa da poco da 11th Hour Racing con cui ha vinto la Ocean Race, Francesca non riesce a stare mai ferma e si sta già dedicando agli allenamenti non solo per la America’s Cup ma anche per le regate dell’Ocean Fifty International Trimaran Series, dove ricoprirà il ruolo di skipper di UpWind by MerConcept.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14634243]]
Clapcich, come è entrata nel team americano di Coppa America?
«È stato un percorso un po’, non dico casuale, ma quasi, da un’opportunità che si è presentata e che non mi sono lasciata scappare. Giulia Conti era l’allenatrice di American Magic e, quando hanno iniziato i test e i trial a Miami con il 69F, mi ha proposto di partecipare per la mia esperienza e perché la mia residenza negli Stai Uniti mi rendeva elegibile.
Sono andata a Miami e successivamente sono rimasta in contatto con gli allenatori di American Magic che qualche mese fa mi hanno chiesto se volevo far parte del team. Giulia, per fortuna dico io, ha un sacco di talento ancora da usare e invece di rimanere segregata su un gommone sarà in barca su Luna Rossa. Alla fine, invece di averla come tecnico e come allenatrice, adesso me la ritrovo contro e sarà dura perché Giulia è molto brava».
Come sono le AC40, come vi siete allenate ?
«Ci siamo allenate abbastanza. Sinceramente, sono rimasta stupita perché, premetto che le barche sono complesse e spesso anche gli altri team hanno passato più tempo in cantiere, in capannone con la barca, a dover riparare tutti i sistemi idraulici rispetto alle ore in acqua, noi abbiamo fatto un buon lavoro, un lavoro certosino sul mantenere la barca, sull’avere le giornate di maintenance dove riparavamo tutto, cambiavamo tutto, facevamo il service a tutte le parti della barca e questo ci ha portato ad avere addirittura settimane dove siamo riuscite a navigare 5 o 6 giorni su 7, per questo tipo di barche è tantissimo quindi da inizio luglio a metà agosto di giornate ne abbiamo fatte un numero decente».
Dopo la vittoria della Ocean Race su 11th Hour Racing ora è impegnata in questa campagna di Coppa America e con le regate dell’Ocean Fifty International Trimaran Series, come skipper di UpWind by MerConcept, come riesce a gestire la sua vita privata?
«È un po’ un puzzle, probabilmente ho una delle famiglie che mi sostengono di più al mondo. Con mia moglie Sally e mia figlia Harriet, abbiamo trovato un equilibrio decente. Non sono sempre con me. Mi lasciano dello spazio dove posso stare per i fatti miei sia con il team Upwind che con American Magic dove comunque mi concentro su quello che devo fare, però allo stesso tempo anche trovano il modo per raggiungermi per qualche giorno o qualche settimana.
Harriet cresce un po’ troppo in fretta per i miei gusti perché ovviamente ogni volta che la vedo è sempre più grande, ha due anni ma parla già come una teenager. Ogni tanto ci fa rimanere un po’ di stucco perché ci parla con delle frasi quasi da adulta. Quando non ci sono le manco, è normale, però allo stesso tempo voglio farle capire e dimostrarle che per riuscire ad essere vincenti nella vita, nello studio, nelle attività sportive richiede tempo, richiede determinazione, tutte cose che secondo me, o gliele dimostri con l’esempio o sono veramente difficili da spiegare».
Aver aperto le porte della Coppa America alle donne è un passo importante?
«Penso di sì, ci sono pro e contro. Vediamo comunque i team di Coppa degli AC75 dove non ci sono ancora donne in barca anche se in realtà non c’è un limite, quindi volendo ci potrebbero essere. Però allo stesso tempo l’opportunità di avere una classe come la AC40 dove regateranno solamente donne dove ci saranno due timoniere e due trim a bordo di ogni team, è un’esperienza che non è mai successa prima, è qualcosa di veramente importantissimo perché non ci hanno mai dato le “chiavi del giocattolo” prima d’ora, mentre adesso usciamo dalla base e navighiamo con delle barche monotipo full foiling a 40 nodi sull’acqua, impariamo completamente dei nuovi sistemi, questo non è mai accaduto prima per degli equipaggi femminili e per me questo è un grandissimo passo in avanti». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA