La Serbia verso il ritorno della leva: il governo valuta il mini-servizio
Abolita più di un decennio fa, considerata un relitto - in un mondo dove le tensioni geopolitiche non erano ai livelli attuali -, sta tornando oggi sempre più in auge, anche nei Balcani. E ora, dopo la Croazia, pure in Serbia si va con altissima probabilità verso il ritorno al servizio militare obbligatorio.
A confermarlo è stato il presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha anticipato che quasi certamente Belgrado «prenderà una decisione» in tal senso, anche «se in questo momento non sono ancora concluse le stime e le discussioni».
Ma tutto indica che il dado sia ormai tratto, come attestano i dettagli svelati dallo stesso Vucic. Il leader serbo ha infatti spiegato che sul tavolo in Serbia c’è, come nella vicina Croazia, una sorta di “mini-leva”, «un servizio militare breve, obbligatorio per i maschi, volontario per le donne». Anche la durata sarebbe ormai stabilita, «due mesi più 15 giorni di manovre, in tutto 75 giorni». E «penso che questo sia il minimo che ognuno può dare alla sua patria», ha sostenuto Vucic, suggerendo inoltre che si sta valutando che tipo di contributo finanziario offrire ai futuri arruolati nella mini-leva, ma si tratterà di una somma «non insignificante per il tempo speso nelle caserme delle forze armate serbe e dobbiamo prendere questa decisione in breve tempo, per molte ragioni» collegate al bilancio pubblico.
Tra i problemi che vanno risolti prima della risoluzione definitiva, quello di «assicurare le migliori condizioni per i nostri soldati», avendo allo stesso tempo un occhio di riguardo per i giovani che operano in settori-chiave nell’economia del Paese balcanico. Tra questi, quelli impiegati nel comparto dell’informatica, a cui Belgrado pensa di garantire «condizioni speciali, in modo che non debbano passare attraverso l’addestramento di base» e che invece, in quei 75 giorni, possano dare con le loro competenze «un contributo» al Paese durante il servizio militare.
Nel frattempo, è emerso che Belgrado investirà nella modernizzazione delle caserme di Sombor, Subotica, Kladovo, Pirot e Priboj, quelle destinate a ricevere le future reclute. Quando l’ufficialità di un passo che sta già avendo ampia eco nel Paese? Lo stesso Vucic in precedenza aveva evocato un sì ufficiale dopo l’approvazione della manovra, a inizio ottobre e in quel periodo «tutto sarà noto», mentre per la reintroduzione della leva a tutti gli effetti si parla di un anno di attesa, ha detto. Si va così verso la concretizzazione di un’idea richiamata con forza già a gennaio dall’allora ministro della Difesa, oggi premier, Milos Vucevic.
In quell’occasione, aveva evocato stime «dello Stato maggiore e del dicastero della Difesa» indicanti che il momento sarebbe attuale favorevole al ripristino della leva, «sospesa temporaneamente 13 anni fa», giovani generazioni mai addestrate e dunque mai entrate a far parte «della riserva». Ai tempi, Vucic aveva mostrato di concordare: «Guardate quanto investono l’Ungheria, la Romania, senza esercito non si è nulla». Sulla stessa linea, anche la Croazia che, ricordiamo, ha comunicato la reintroduzione di una mini-leva obbligatoria, della durata di due mesi, a partire dal prossimo gennaio. Come reagiranno i giovani serbi all’ipotesi della naja? Un recentissimo sondaggio dell’organizzazione Koms ha descritto lo scenario di un Paese diviso, con il 49% dei ragazzi favorevole al servizio militare obbligatorio, il 43% contrario. —