I danni del turismo estetico: ritocchino low cost all’estero, poi il ricovero a Udine per porre rimedio
Non è ancora allarme, ma i dati degli ultimi mesi appaiono preoccupanti: il “turismo estetico” – la pratica che abbina una vacanza all’estero a un intervento di chirurgia plastica low cost – sta prendendo piede anche nella nostra regione, complice la vicinanza ai Balcani.
Purtroppo con esiti non sempre favorevoli, come riferisce il dottor Emanuele Rampino Cordaro, della clinica di Chirurgia plastica ricostruttiva dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, diretta da Piercamillo Parodi.
«Solo al pronto soccorso di Udine abbiamo registrato quest’anno sette pazienti rientranti da questi “viaggi” con complicanze come infezioni, perdite di sangue, ematomi, sieromi. Abbiamo trattato casi anche difficili, che hanno necessitato di ricoveri lunghi e terapie antibiotiche. Taluni interventi possono causare invalidità».
In Friuli i paesi in voga sono soprattutto la Turchia, che va forte con il trapianto di capelli (ma non solo), e la Croazia per gli interventi di estetica femminile.
Ma non mancano sudamericani che tornano nei loro paesi di origine per risparmiare, salvo poi rivolgersi alle cure dei sanitari friulani per riparare i danni.
«Affrontare con leggerezza il viaggio, saltando i necessari giorni di osservazione o sottovalutando un adeguato periodo di convalescenza, aumenta il rischio di incorrere in serie complicazioni», rammenta il medico. Uno strapazzo che, in un fisico debilitato da un’operazione – e a volte ci si sottopone anche a più procedure contemporaneamente –, non agevola il processo di guarigione.
Chi accede al Pronto soccorso dell’ospedale di Udine dopo un’operazione di chirurgia estetica cosa lamenta?
«In genere presenta infezioni anche importanti. A volte, se il paziente necessita “solo” di un drenaggio, riferisce che la clinica estera dove si è operato “ha detto di venire qui”. Affidandosi a strutture in regione, invece, non si viene abbandonati a se stessi», precisa Rampino Cordaro.
Purtroppo, disgrazie possono accadere anche nel nostro paese: è notizia di pochi giorni fa la morte di una 50enne padovana a seguito di un’operazione al seno in una clinica del trevigiano.
In Italia sono circa 20 mila le persone insoddisfatte del proprio corpo che ogni anno scappano all’estero. Secondo l’Isaps, organismo europeo che raggruppa le associazioni di chirurgia plastica ed estetica, il fenomeno è aumentato del 15 per cento negli ultimi tre anni.
Quantificando il danno cagionato alla sanità pubblica italiana, l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità parla di 10 milioni di euro per complicanze legate al turismo estetico.
A fronte dei costi ridotti di mastoplastiche, liposuzioni, trapianti di capelli eseguiti fuori confine, i postumi poi si pagano nel proprio paese; anzi, le salda il contribuente, essendo le cure urgenti un onere aggiuntivo a carico del sistema sanitario.
E chi accede in ospedale con problematiche serie dopo un intervento all’estero rappresenta solo la punta dell’iceberg: c’è infatti tutto un sommerso di donne e uomini “mal rifatti”, con cicatrici evidenti, le cui imperfezioni e asimmetrie verranno” rattoppate” spendendo altri soldi, nel privato, stavolta rivolgendosi a strutture meno distanti.
I paesi limitrofi restano comunque competitivi sui prezzi. A convincere una paziente friulana, ad esempio, in lista d’attesa per una brachioplastica (lifting delle braccia) in Croazia, è stato proprio il costo dell’intervento: 3 mila euro, quasi la metà rispetto ai preventivi ricevuti dalle cliniche del Friuli Venezia Giulia.
D’altronde il web pullula di siti accattivanti che promettono di realizzare “il sogno di bellezza con la chirurgia estetica in Croazia: qui puoi sottoporti ad interventi di eccellenza a costi decisamente più interessanti rispetto all’Italia”.
Una concorrenza aggressiva che poco piace ai medici friulani: un costo così contenuto non corrisponderà a standard di sicurezza altrettanto scarsi? Questi professionisti esercitano vantando titoli equipollenti a quelli dei colleghi italiani? Le strutture mediche vengono sottoposte ai medesimi controlli?
«Non sosteniamo che i colleghi turchi e croati, ai quali buona parte dei pazienti friulani si rivolgono, siano meno abili o coscienziosi di noi – precisa Rampino Cordaro –. Ma vanno valutati attentamente i requisiti dei chirurghi, verificando che siano certificati e iscritti all’Ordine dei medici, al Sicpre, la società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica, e all’Aicpe, l’associazione italiana chirurgia plastica estetica.
Quando si investe sulla propria salute – l’intuibile ma non per tutti ovvia conclusione – bisogna affidarsi a mani esperte, pretendendo sicurezza e qualità delle cure