Omicidio Tulissi, processo da rifare dopo 16 anni. La famiglia di Tatiana: «Siamo ancora qui»
«Siamo ancora qui, dopo tanti processi. A noi, a me e ai fratelli di Tatiana, interessa solo sapere chi l’ha uccisa. Ci siamo sempre sostenuti tra di noi, in tutti questi anni. Ora andiamo avanti e confidiamo nella giustizia».
Queste le parole di Meri Conchione, la mamma di Tatiana Tulissi, all’indomani dell’ennesimo rinvio nell’ambito del procedimento penale per l’omicidio della figlia, avvenuto nel 2008 a Manzano quando la donna aveva 36 anni.
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Sedici anni di attese, tra assoluzioni e condanne a carico dell’ex compagno di Tatiana, Paolo Calligaris. Venerdì la Corte di Cassazione ha annullato la condanna della Corte d’assise d’Appello di Venezia che aveva confermato il giudizio di responsabilità penale in primo grado a 16 anni nei confronti dell’uomo.
La Cassazione ha rinviato il caso davanti a una nuova sezione della Corte d’Assise d’appello, a Venezia, per un altro processo.
«La Cassazione – ha spiegato l’avvocato Laura Luzzatto Guerrini che segue la famiglia Tulissi, costituitasi parte civile – ha formulato un giudizio di rinvio. Sarebbe stata sua facoltà, per esempio, anche annullare la sentenza, senza alcun rinvio.
E ne sarebbe conseguito un proscioglimento. In questo caso, invece, la Corte non ha ritenuto di annullare né la sentenza del Gip di Udine, né quella della Corte d’Assise di Venezia. Ha stabilito di rinviare a un’altra Sezione della Corte d’Assise d’Appello, per un nuovo giudizio. Però noi, oggi, non conosciamo ancora le motivazioni, ossia le questioni su cui si dovrà confrontare la nuova Assise.
Si potrà saperne di più solo quando sarà depositata la sentenza. Certo è – prosegue – che non molti processi hanno un doppio rinvio. La Cassazione, quando aveva rinviato alla Corte di Venezia, aveva già stabilito le questioni su quali avrebbero dovuto confrontarsi in Assise.
Evidentemente, nel giudizio di venerdì, non è stata concorde su alcuni aspetti di tali questioni. Comunque, come parte civile, eravamo preparati ad ogni possibilità. Chiaramente, allungare la vicenda non credo faccia piacere a nessuno.
Però, per noi, è importante capire chi ha ucciso Tatiana Tulissi. Ci rimettiamo dunque alle decisioni della Corte che, evidentemente, ritiene necessari ulteriori chiarimenti. Un giudizio di rinvio, dunque – conclude Luzzatto –, né bianco, né nero, ma un grigio che riporta a precise questioni che saranno meglio indicate nelle motivazioni».
«Le questioni che erano rimaste sul tappeto – spiega l’avvocato Rino Battocletti, che con i colleghi Alessandro Gamberini e Cristina Salon difende l’imprenditore manzanese –, anche all’esito del giudizio di rinvio della prima sentenza di annullamento dell’assoluzione, erano poche. La prima era l’interpretazione della testimonianza della vicina di casa che era incompatibile con la tempistica dell’episodio.
La vicina, infatti, aveva sentito “i botti” del baggy della marmitta del figlio di Calligaris. Non era il rumore degli spari: infatti quando la vicina ha udito i botti, Calligaris aveva già da tempo chiamato i soccorsi.
L’interpretazione della Corte d’Assise di Venezia della testimonianza della vicina era del tutto irragionevole e illogica, non teneva conto “dell’orologio”. L’altro punto centrale era quello del meccanismo di formazione della macchie su una delle ruote posteriori dell’auto di Calligaris.
Tali macchie, a nostro avviso, dimostrano come lui fosse giunto a omicidio consumato, calpestando le tracce di sangue lasciate dalla povera Tatiana mentre, ferita a morte, percorreva il cortile.
Insomma, erano questi i due punti sui quali, quasi 16 anni fa, era stata fondata l’archiviazione. Un altro punto sul quale abbiamo molto scritto è quello relativo all’ipotesi alternativa della rapina che oggi, soprattutto dopo le indagini sul colpo al Centro commerciale di Mestre, è diventata molto concreta.
Più in generale, a mio parere – conclude Battocletti –, la sentenza di condanna conteneva già in sé stessa le ragioni che hanno portato la Corte di Cassazione a pronunciarsi in tal senso».