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Coppa Davis: chi è Thiago Monteiro, l’uomo che ha qualificato l’Italia

La sconfitta di Bergs contro Monteiro di ieri pomeriggio ha avuto anche un altro effetto oltre a quello, sicuramente più importante, della matematica qualificazione dell’Italia alle Finali di Malaga. Ha reso Berrettini l’unico giocatore (doppisti inclusi) ancora imbattuto nella settimana bolognese. In caso di tre su tre contro Van de Zandschulp, spetterebbe di diritto a lui il titolo di miglior giocatore del girone. Non quello più sorprendente però: tutti conosciamo il valore di Matteo e non ci si può stupire di vittorie contro giovanissimi, seppur dalle belle speranze, come Fonseca e Blockx. C’è quindi spazio per assegnare un altro “premio” (assolutamente platonico) e, dopo aver assistito a tutte le sfide della settimana in attesa di Italia-Olanda, ci sentiamo di assegnarlo a Thiago Monteiro. Tra i motivi non c’è solamente la gratitudine per averci permesso di festeggiare con una giornata di anticipo la qualificazione, ma anche l’effettivo riconoscimento delle ottime prestazioni del giocatore brasiliano.

Non il solito terraiolo sudamericano e uomo Davis

Thiago, 30 anni e originario di Fortaleza, ha chiuso la sua settimana con una vittoria e due sconfitte ma avrebbe meritato anche qualcosa di più. Contro Arnaldi ha infatti giocato una partita stoica, riuscendo a portarla al terzo nonostante fosse sotto 5-2 nel secondo dopo aver perso il primo. Le 3 ore e 40 di battaglia lo hanno poi condizionato nel match del giorno dopo contro Griekspoor che comunque non ha avuto vita facile nonostante un rendimento al servizio invidiabile. L’affermazione su Bergs è stata quindi il meritatissimo coronamento del sorprendente livello espresso in questi giorni. Sorprendente perché, ripercorrendo la sua stagione, pensavamo – ingenuamente – che potesse trovarsi in difficoltà sul cemento indoor della Unipol Arena. Quest’anno, tra circuito ATP e Challenger, aveva infatti disputato solo due tornei sul cemento, perdendo in entrambi i casi all’esordio. Invece Monteiro ha mostrato di gradire particolarmente queste condizioni di gioco come ha confermato in sala stampa dopo la partita con Griekspoor.

Così Thiago è stato in grado di smentire l’immagine che più o meno tutti avevamo di lui e a cui, alla luce delle sue scelte di programmazione, si era fin troppo legato anche lui: il classico terraiolo sudamericano, tutta lotta e intensità da fondocampo e poco avvezzo all’uno-due. Il Monteiro di Bologna, invece, è stato anche in grado di trovare nel servizio o comunque nel dritto immediatamente successivo colpi penetranti e risolutivi, senza dimenticare il rovescio, solido e capace di regalare passanti tutt’altro che scontati e anche decisivi (come quello che lo ha portato in vantaggio nel tie-break del secondo set con Bergs).

D’altra parte, c’è da dire che il buon rendimento di Monteiro non è una novità, né in assoluto né in Davis. Quest’anno il giocatore di Fortaleza ha infatti battuto sia Tsitsipas a Madrid che Ruud a Bastad. Per quanto riguarda la Davis, invece, prima della sconfitta con Arnaldi aveva messo in fila quattro vittorie consecutive tra cui quella su Rune di un anno fa (anche in quel caso sul cemento indoor).

Una storia di amore e redenzione

Il percorso di vita di Monteiro è uno di quelli che merita di essere raccontato. È nato in un contesto molto povero nel Brasile nordorientale. La madre biologica, infatti, non aveva alcun mezzo per poter crescere in maniera adeguata il figlio. Era una senzatetto e, ospitata da una comunità cattolica, lasciò Thiago a un’altra donna – Fatima – che era lì per trovare un supporto contro la depressione che la stava fiaccando anche più del tumore al seno. La vera cura fu però proprio l’adozione di Thiago: “Lo vide come un segno per darsi la forza di combattere. Lei dice che noi siamo stati la sua benedizione (ha sconfitto il cancro per due volte, ndr) ma la verità è che la benedizione è lei”. Così ha raccontato il giocatore di Fortaleza che grazie a Fatima ha potuto avere un’infanzia non ricca ma comunque assolutamente dignitosa: “La forza e il coraggio di mia madre vengono da un altro pianeta. Ha cresciuto cinque figli da sola, ci ha educato, sostenuto e amato. Le devo tutto. Grazie a lei posso vivere il mio sogno, viaggiare per il mondo, giocare in stadi pieni contro i migliori”.

Le difficoltà non sono comunque mancate. Monteiro ha iniziato a giocare a tennis per merito del fratello maggiore Faber e della madre. Il primo aveva capito di non essere portato e così spinse Thiago a provarci, accompagnandolo in tutti i tornei a costo di guidare anche per quindici ore: “Non avevamo abbastanza soldi per comprare i biglietti aerei, così mi portava in macchina” – ha spiegato l’attuale numero 76 del mondo all’Equipe. La madre contribuì fortemente alla scelta del tennis: Monteiro inizialmente giocava a calcio ma Fatima lo convinse a cambiare perché, come ha detto Thiago in conferenza stampa dopo la vittoria su Bergs, “il tennis era più sicuro”.

La svolta per la sua carriera arrivò poi all’età di 14 anni quando, durante il Banana Bowl di San Paolo, fu notato da un amico della famiglia di Guga Kuerten e collaboratore di Larri Pasos (lo storico coach di Guga) che gli offrì un posto proprio nell’accademia di quest’ultimo. Lì la sua vita cambiò: non solo per l’intensità degli allenamenti ma anche per un contesto nuovo non sempre benevolo. Monteiro dovette fare i conti, infatti, anche con la discriminazione sociale: a scuola lo prendevano in giro per il suo accento e gli dicevano che chi veniva dallo stato del Cearà poteva al massimo ambire a diventare un cameriere a San Paolo.

Il supporto di Guga e le difficoltà sempre superate

All’accademia, però, ha trovato le persone giuste, tra cui anche quella che è stata la sua fidanzata per dieci anni: la collega Beatriz Haddad Maia con cui si è lasciato nel 2022 ma con cui è rimasto in ottimi rapporti. Oltre a lei, Thiago ha conosciuto il suo idolo Guga Kuerten: forse la terza persona più importante della sua vita dopo la madre e il fratello. Nel 2016 Monteiro parlò così di lui: “Guga mi ha aiutato a iniziare, mi ha gestito con la sua fondazione. Mi ha dato il suo aiuto e il suo sostegno. È incredibile avere il proprio idolo al fianco! Mi ha aiutato a trovare sponsor come Lacoste e Babolat. Gli sono molto grato perché so quanto sono fortunato. Ora posso viaggiare in Europa con la mia squadra e concentrarmi sul mio gioco e non sul resto”.

I momenti più complicati nella sua carriera sono stati tre. Nel 2011, dopo aver perso un match che vinceva 6-4 4-0 nelle qualificazioni di un torneo cileno a dir poco fatiscente (campi sconnessi e righe invisibili), aveva deciso di lasciare il tennis. Andò poi a dirlo a Larri Pasos che, raccontandogli le difficoltà che aveva superato Guga, lo convinse a cambiare idea. Nel 2015, dopo essere stato numero 2 a livello junior, si ruppe il ginocchio in una partita di primo turno nel Challenger di Mosca nel tie-break decisivo. Riuscì comunque a recuperare e quattro mesi dopo era già in campo. Infine, dopo aver raggiunto la top 100 ed essersi stabilizzato anche nel circuito maggiore, iniziò a soffrire di ansia per paura di perdere dalle mani ciò che faticosamente aveva ottenuto. “Credevo di essere forte mentalmente perché venivo da una situazione difficile, quindi pensavo di non dover lavorare su questo aspetto. Mi concentravo soprattutto su tecnica e fisico. Invece non riuscivo ad aprirmi e questo ha ostacolato la mia evoluzione. Avevo tanta, troppa paura”.

Thiago ha saputo rimettersi in discussione ed è riuscito a superare anche questo ostacolo. Forse è per questo motivo che essere sotto di un set e di un break non lo impensierisce minimamente e che, anzi, proprio in quei momenti dà il meglio di sé. In campo è un gladiatore, ma, come detto, non un semplice terraiolo. Fuori è il classico brasiliano con il sorriso stampato sulle labbra, messo in mostra anche per spendere qualche parola sull’Italia (“Mi piace molto venire qua. Ho disputato moltissimi eventi in questi anni in Italia. Mi piace la gente e la vostra cultura” – ha detto in conferenza stampa dopo la vittoria su Bergs) e pronunciandone anche qualcuna nella nostra lingua: “Mi piace molto l’Italia e forza azzurri!”. Obrigado Thiago, speriamo di poter ricambiare il favore.

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