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Festeggia il compleanno alla sagra della Rassa e invita tutto il paese: pranzo offerto ai presenti 

Ha invitato tutto il paese per festeggiare il suo 70esimo compleanno, portando anche un regalo alla comunità: un libro che riassume i 40 anni di storia della Sagra della Rassa. «Un sogno chiamato Basedo”, questo il titolo del volume che Silvio Comparin, già autore nel 2013 di “Solo poche righe», ha dato alle stampe con Alba Edizioni.

Mentre nel primo libro Comparin ha raccontato gli episodi salienti della sua vita, dalle umili origini contadine a Basedo di Chions all’incarico di delegato di fabbrica all’Inoxital poi Alpeninox quindi Electrolux, e infine da funzionario Fillea – Cgil, il sindacalista ora in pensione ha voluto guardare per la sua seconda fatica letteraria a un’istituzione per la comunità di Basedo, la Sagra della Rassa.

Non è un caso quindi che, grazie alla cucina del ristorante Di Doi, Silvio Comparin abbia invitato tutti gli abitanti proprio al capannone che funge da sede della sagra per una grande festa di compleanno.

La sagra è sempre esistita, ma nel 1975 è nato il comitato. Una volta i festeggiamenti erano ufficialmente dedicati a San Bartolomeo, fino a quando non si è raggiunta la denominazione attuale.

E Silvio Comparin ha deciso di raccontare ieri, tra un piatto di pesce e un bicchiere di rosso, perché ha scritto questo libro e perché consideri la realtà di Basedo un sogno. «Sono molto attaccato al paese. Ho sempre vissuto qui – ha raccontato – Basedo da quando io la conosco è sempre stata nel Comune di Chions, ma inevitabilmente ha subito l’influsso veneto. Alcune famiglie da Cinto Caomaggiore si sono trasferite qui. Si sta bene, c’è tanto verde, ci sono i campi». Perché è un sogno? «Perché Basedo non è così brutta, è il nostro giardino. Il comitato della sagra nacque per creare qualcosa di nuovo e di diverso, un’attrazione. All’epoca eravamo dei pazzi, ma oggi tutti conoscono Basedo per la “rassa”. Il suo profumo è inebriante e fa bene anche al cuore».

Durante la festa di compleanno uno schermo ha proiettato vecchie immagini di manifestazioni tradizionali, in cui Comparin era vestito con costumi d’epoca, e altre in cui si potevano ammirare le sagre del passato. «Noi basedani siamo questi qui. Nel libro io ho infilato tutti i miei ricordi. Abbiamo la scorza dura e il cuore grande».

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