Apaca, festa con stoccata: «Il Consorzio dei Comuni ha rifiutato di sostenerci»
Nella sede dell’Apaca, l’associazione che accoglie i cani abbandonati o in difficoltà, sono stati inaugurati ieri 14 nuovi box coperti e riscaldati per accogliere gli animali. Sono arrivati in tanti, a partire dal sindaco Oscar De Pellegrin e dal consigliere Lorenzo Bortoluzzi, per assistere alla breve cerimonia, ma anche per conoscere questa importante realtà associativa e il suo egregio lavoro sul territorio.
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Il canile–rifugio dell’Apaca è l’unico privato della provincia di Belluno (per legge dovrebbe essere un servizio garantito dai Comuni). Accanto alla soddisfazione per il nuovo traguardo raggiunto, a 30 anni dalla fondazione di Apaca, c’è l’amarezza per l’atteggiamento delle amministrazioni locali: «Nessun aiuto ci arriva dai Comuni», spiega la presidente Paola Lotto, «che pure hanno dei compiti precisi stabiliti dalla legge: attraverso il loro consorzio Bim hanno rifiutato ogni sostegno, non degnandoci neppure della cortesia di una risposta alla richiesta di contributo di 500 euro a Comune che avevamo presentato in conformità al loro bando annuale. Nonostante questo atteggiamento irrispettoso non smetteremo certo di aiutare i cani che i sindaci stessi e i servizi sociali ci segnalano, nei tanti casi di disagio e di solitudine in cui gli animali sono vittime incolpevoli di crudeltà e disinteresse».
Da dove arrivano i cani che vengono ricoverati nel canile dell’Apaca? Sono cani abbandonati, anche se in provincia di Belluno il randagismo praticamente non esiste. Ma accade spesso che arrivino all’Apaca segnalazioni di animali che vagano da soli nelle zone dell’Alpago e del Basso Feltrino: «Sono cani che vengono abbandonati da persone di altre province, dal Trevigiano in particolare», dicono i volontari dell’associazione. Ci sono poi i cani che vivevano con persone decedute e ci sono purtroppo numerosi casi di animali i cui proprietari sono loro stessi dei casi sociali, seguiti dai servizi dell’Ulss e dei Comuni, con molte situazioni border line.
In totale passano dall’Apaca ogni anno una cinquantina di cani, che vengono poi adottati. «Un’adozione responsabile, che non è quella fatta su internet o attraverso i social. I futuri proprietari vengono qui a trovarci, poi abbiamo un sito con tutti i cani presenti all’Apaca e anche una pagina facebook».
In questi giorni il canile ospita solo 22 cani, rispetto ai 40 di norma, perché la struttura è stata interessata dagli importanti lavori per costruire i nuovi box. Si tratta di una struttura moderna, isolata termicamente, con una zona notte riscaldata da una piastra scaldante sul soffitto diretta verso la cuccia.
Sono passati davvero tanti anni da quando l’associazione ha iniziato a lavorare. Ricorda bene la presidente Lotto quei primi tempi, quando il pezzo di terreno ora attrezzato e recintato subito dopo l’aeroporto, aveva solo due o tre cucce per i cani all’aperto e gli animali erano legati perché non c’erano recinti. «Arrivavamo qui con i pentoloni per portare loro da mangiare». Un privato ha donato poi il terreno e sono iniziati i lavori per realizzare le prime costruzioni. Tutto grazie al volontariato e alla generosità dei bellunesi. «Il ringraziamento», continua la presidente, «va a quei cittadini bellunesi che non solo ci hanno donato in questi mesi piccole e grandi somme, ma che ci sostengono ogni anno con il 5 per mille. La nuova struttura è stata realizzata grazie a questo e a lasciti e donazioni, come quelli della maestra elementare amante degli animali, Marina De Menech e di Anna Bernardin, in memoria del marito Arnaldo».
Le adozioni sono una cosa seria: «Prendere in casa un cane che magari ha subito dei maltrattamenti non è facile. Devi lasciargli il tempo di recuperare, e il percorso va continuato anche a casa dopo il canile».
Sono rarissimi i casi di persone che riportano indietro l’animale che hanno adottato, proprio per il percorso di recupero che avviene nel rifugio, grazie anche al lavoro di una educatrice cinofila presente dal lunedì al venerdì.