Riqualificazione dell’Arcella, apre la scuola Victory
Un’area degradata in meno, un luogo di formazione in più.
Oggi la scuola per estetisti e acconciatori Victory inizierà le sue lezioni nella nuova struttura che all’angolo tra via Fowst e via Dalmazia, nell’ansa Borgomagno all’Arcella, ha preso il posto di un capannone abbandonato, divenuto negli anni rifugio di sbandati ed anche ritrovo per rave party illegali.
I lavori di ristrutturazione sono stati condotti dall’architetto Paolo Rossettini, progettista e direttore dei lavori, con il figlio architetto Lorenzo come collaboratore principale, coadiuvati da Emiliano Bettin, coordinatore della sicurezza, e da altri collaboratori specialisti. Il risultato del lungo lavoro, iniziato nella sua fase operativa nel 2021, è una struttura dove le soluzioni contemporanee si armonizzano con forme ispirate ai palazzi storici e alle architetture tradizionali patavine.
Un passato difficile
L’archivio delle cronache sull’area di via Fowst è fitto di interventi delle forze dell’ordine e di gravi problemi di convivenza con i residenti. Già sede di un’impresa di trasporti, l’edificio originale era composto da un capannone industriale ad uso magazzino e da una palazzina un tempo occupata da uffici e dall’abitazione di un custode.
Negli anni il sito si era trasformato in uno dei tanti buchi neri di abbandono che a Padova purtroppo si aprono anche nel bel mezzo di aree residenziali.
«Nel 2020 stabili e pertinenze sono stati comperati dalla Vigel srl, una società vicentina del settore immobiliare che nel 2019 aveva compiuto una simile operazione di recupero a Vicenza – racconta Paolo Rossettini, 69 anni, una carriera più che quarantennale – Quando siamo entrati abbiamo trovato nell’area una situazione gravissima, con persone che dormivano in mezzo a cumuli di rifiuti di ogni tipo. C’è voluto più di un anno per bonificare».
La burocrazia
«Un altro rallentamento importante lo ha imposto la burocrazia – a parlare stavolta è il trentaseienne architetto Lorenzo Rossettini, che lavora col padre dal 2018 – Sono stati necessari ben due anni e mezzo per ottenere la Scia per la ristrutturazione. Si può comprendere che per la fase amministrativa esistano dei tempi tecnici, ma sono del parere che la politica e l’amministrazione dovrebbero venire incontro a chi si impegna in questo tipo di progetti: dopo tutto non è frequente che soggetti privati si interessino di aree dismesse e decidano di investire per recuperarle».
L’intervento architettonico
Prima di tutto si è iniziato con l’abbattimento della intera palazzina e delle murature esterne e interne del capannone, lasciandone in piedi solo lo scheletro portante e riorganizzando gli spazi in una struttura a due livelli, nella quale sono stati inseriti alcuni elementi peculiari.
Al centro dell’edificio ha trovato posto uno spazio scoperto di 10 per 12 metri circa: una sorta di corte con una gradinata che può diventare un’aula all’aperto o una zona per eventi.
Elemento di grande impatto il portico esterno, alto come l’intero edificio e composto da elementi in cemento e da lame di legno, ossia colonne simili a sottili parallelepipedi: uno spazio che definisce la struttura dell’edificio e ha la doppia funzione di punto di aggregazione per ragazzi e insegnanti e di filtro anche climatico con l’esterno, impedendo alla luce diretta del sole di raggiungere le aule e garantendo una circolazione dell’aria che tempera gli sbalzi termici.
«Ci siamo ispirati ai portici dei palazzi padovani e veneti – spiega Lorenzo Rossettini – Reinterpretando soluzioni già sperimentate e applicate da secoli, e adattandole alla nostra epoca e all’uso previsto per l’edificio».
Una soluzione che assomiglia a quella del Centro congressi in Fiera.
Lo stabile si sviluppa su circa 2.600 metri quadri calpestabili per una volumetria di 10.800 metri cubi e poco più. Vi troveranno posto circa 250 allievi che oltre alle aule avranno a disposizione laboratori tecnici, una palestra e un bar. In un cantiere così speciale, un ringraziamento altrettanto speciale va alle maestranze.
«Il loro lavoro è stato straordinario – così Emiliano Bettin, responsabile della sicurezza – Mi sono ritrovato con ragazzi di tutte le nazionalità, molti dei quali partivano quasi da zero. Però hanno dimostrato una gran voglia di imparare, con impegno e umiltà. La formazione si fa anche così, in cantiere, giorno dopo giorno».
La nuova vita
Oggi con il suono della prima campanella l’area verrà così restituita alla città.
«Ribadiamo che ci vorrebbe più considerazione da parte della politica verso queste operazioni di recupero – conclude Paolo Rossettini – Molte zone del quartiere Arcella, ad esempio, hanno un forte bisogno di riqualificazione, ma è controproducente impegnarsi in progetti utopici e poco fattibili. Meglio a mio parere rimanere vicini alla vita della comunità: un progetto ben scelto può cambiare in positivo tutto l’assetto di un quartiere».