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Le battaglie sociali, il lavoro da tatuatore: chi era Giacomo, accoltellato a morte da un rapinatore

Giacomo, artista e tatuatore di mestiere, con la passione per la musica e l’impegno sociale, due occhi chiari che ti rubavano il cuore.

La madre Valentina, distrutta dal dolore, continuava a ripetere: «Mio figlio era bellissimo, il più bello del mondo».

Bello, in tutti i sensi, fa capire. Riguarda le foto di Giacomo, una a una, la voce rotta dai singhiozzi, le scorre più e più volte «Guardi, che bello».

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Giacomo Gobbato, classe 1998, è spirato all’ospedale di Mestre la notte tra venerdì e sabato, poco prima dell’una del mattino, lasciando mamma papà e fratello, nel dolore più grande.

E’ morto per salvare una donna da uno scippatore di origine moldava - sul quale ora pende una accusa di omicidio -. Il malvivente si era materializzato sul marciapiede di Corso del Popolo all'improvviso, riuscendo a rubarle lo zainetto, proprio di fronte ad Autocorso.

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Troppa la rabbia, mista alla disperazione. L’arte nel cuore, la passione per la musica, tanto da formare un gruppo, gli 06AM, con i quali, in passato, si era allenato nella sala prove dell’Hybrid Music in via Torino. Il padre vive a Jesolo, ma il giovane ha sempre frequentato la città, dove era nato e cresciuto. Impegnato in battaglie sociali a Mestre, aveva frequentato proprio il liceo artistico. Ma quello che più gli piaceva, la sua passione diventata il suo lavoro, era fare il tatuatore.

Lavorava per Electric Tiger House, noto studio di tatuaggi di Vicenza.

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“A volte” scriveva pochi mesi fa “per trovare la direzione di dove si sta andando bisogna tornare a casa. Con questo post vi comunico ufficialmente che da questa settimana mi troverete dove tutto ebbe inizio, nella tana delle tigri”.

Ogni tatuaggio un modo di vedere il mondo, la realtà, un punto di vista con il quale cercava di interpretare i desideri e il modo di essere di chi chiedeva la sua professionalità, senza pregiudizi o schemi.

Collaborava con festival, appuntamenti legati alla street art, ovunque ci fosse bisogno.

“E’ morto per aiutare una ragazza” ripeteva lo zio ieri sera, incredulo come le tantissime persone con lui, rimaste a fare compagnia ai genitori fino a notte fonda.

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