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I bagni “senza genere” diventano opzionali: il Galilei di Trieste fa dietrofront

Che sia stata una marcia indietro, un malinteso o il risultato di una comunicazione non del tutto coerente, la certezza è una sola: i cosiddetti bagni “senza genere”, al liceo scientifico Galilei, non ci sono più.

O meglio, ne è rimasto uno solo ma – contrariamente a quanto fatto intendere nei giorni scorsi – facoltativo e affiancato dalla canonica divisione fra maschi e femmine. Al termine di una settimana di polemiche diventate un caso nazionale, l’istituto di via Mameli tenta così di porre la parola fine a una vicenda tutt’ora adombrata da incognite e smentite.

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Riepiloghiamo la querelle Galilei dall’inizio, di modo da capire come si sia arrivati a un finale del genere. Alla ripresa delle lezioni, lo scorso 11 settembre, la maggior parte dei servizi igienici del liceo appariva priva di indicazioni di genere: nessuna divisione tra maschi e femmine, ma un singolo ambiente destinato a ospitare qualunque studente della scuola (una delle più frequentate della città, con 44 classi e quasi mille alunni).

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A spiegare la decisione era stata la stessa dirigente scolastica, Claudia Virili, insediatasi quest’anno alla guida del Galilei. La quale aveva parlato di un «test» volto a «garantire la tutela e il rispetto di tutti», dicendosi pronta a ripristinare i bagni tradizionali se qualcuno avesse manifestato la propria contrarietà.

Fin qui la situazione appare chiara. Se non fosse che già il secondo giorno di scuola il quadro cambia d’aspetto: la sperimentazione viene ridotta a un piano solo, negli altri l’accesso torna ad essere diviso fra maschi e femmine. La preside spiega allora che l’aggiustamento in corso d’opera è dovuto a un «malinteso con il personale scolastico», perché il test doveva svolgersi da subito su un unico piano.

Nel frattempo il caso esce dal perimetro del liceo e incontra le reazioni della politica. Daniela Beltrame, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, definisce «ridicola» l’iniziativa, Alessia Rosolen, assessore regionale all’Istruzione, la liquida alla stregua di una mossa propagandistica. A difesa della preside si schierano il Pd di Trieste e, a livello regionale, Patto per l’Autonomia. In ultimo interviene anche il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, parlando di una «misura molto ideologica». Fra gli studenti della scuola si intercettano invece pareri diversi, quasi tutti contraddistinti da una certa apertura.

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E così arriviamo alla situazione attuale. Che vede, come detto, un bagno “senza genere” in un piano della scuola, ma non più esclusivo: nello stesso livello figurano anche i servizi igienici rivolti a maschi e femmine. Una sorta di terza opzione, insomma, che ricalca esattamente il suggerimento rivolto alla preside dalla dirigente dell’Ufficio scolastico Beltrame.

Claudia Virili e il suo staff non rilasciano nuove dichiarazioni, affermando di aver già chiarito la loro posizione. Qualcosa, comunque, dev’essere successo, al di là dell’equivoco con il personale scolastico: era stata infatti la stessa Virili a giudicare meno opportuna l’opzione di un “terzo bagno” (anziché un unico ambiente senza indicazione di genere) durante la sua prima intervista al Piccolo. Strada che poi, invece, ha intrapreso, almeno fino ad oggi.

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Cosa resta della vicenda? Di sicuro un clima di divisione, nella politica e non solo. Va ribadito che la dirigente scolastica del liceo Galilei si è mossa nel solco della legittimità, per quanto alcuni esponenti di centrodestra abbiano chiesto al ministero dell’Istruzione di diramare delle linee guida nel merito, considerandolo troppo delicato per essere lasciato alla discrezionalità di ogni istituto. —

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