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Il resort all’Addaura, le gite e le borse: la bella vita di Messina Denaro con l’ultima amante. “Tra di noi ci chiamavamo Cuolì e Kokka”

Un soggiorno in un resort dell’Addaura a fine luglio del 2020. Quando Matteo Messina Denaro, latitante da quasi 30 anni, entra nella struttura turistica in quel momento ci sono 1.000 ospiti. È la dolce vita, alla luce del sole, tra cene, vacanze e shopping, del latitante più ricercato d’Italia quella raccontata da una delle sue amanti. Una ricostruzione dettagliata, in parte contraddittoria, che la donna rende il 17 luglio dello scorso anno, sei mesi dopo l’arresto avvenuto il 16 gennaio precedente, poco più di due mesi prima della sua morte, il 25 settembre successivo.

U Siccu, Diabolik, ma anche Cuolì, come lo chiama lei: è l’ultimo soprannome scovato di Messina Denaro, un vezzeggiativo usato nell’intimità dalla donna a cui si era presentato come Francesco Averna, medico anestesista di Palermo, divorziato e con due figlie cresciute da lui. Solo una delle tante identità dell’ex primula rossa, usata poco prima della sua malattia. Questo è quello che ha riferito Kokka, così la chiamava lui, una donna di Campobello di Mazara con cui ha avuto una relazione dal 2019 al 2022, stando al racconto della donna. Pranzi e cene tra Trapani e Palermo, gite di un giorno a Cefalù e Taormina. Soggiorni in resort, non particolarmente lussuosi ma affollati, uno di quello all’Addaura, accanto a Mondello, dove si affittano piccole casette con cucina annessa. Ma anche borse Pollini in regalo e acconti per l’acquisto di auto.

È il racconto della bella vita dell’ultimo stragista di Cosa nostra, un amante attento e col portafogli di marca sempre pieno di contanti. Un uomo che le aveva inviato richieste di amicizia su Instagram prima con l’account di Francesco Salsi, poi con quello di Averna, nel quale come foto profilo aveva messo un cagnolino. Ma prima ancora delle amicizie social, si erano conosciuti così: “Pochi giorni dall’apertura” del banco di frutta e verdura “mi ritrovo a questo signore tutto ben vestito, Louis Vuitton, tutto particolare, un viso mai visto a Campobello di Mazara”. È il 2015 e Kokka resta affascinata da questo signore che ripetutamente torna a comprare da lei, spendendo sempre parecchio. Poi, quando lei si separa dal marito, inizia il corteggiamento sotto le mentite spoglie di Francesco.

Una moto da enduro bianca, poi una 500, sono i mezzi con cui appare alla donna durante la relazione. Un rapporto che inizia prima solo il sabato: è il giorno in cui Cuolì le racconta di lasciare Palermo per andare a Castelvetrano dalla madre malata. Più avanti la relazione si consumerà il martedì e il giovedì nella casa di via San Giovanni, quella accanto all’abitazione dei Luppino, che lui ha affittato solo per incontrare le amanti. Un appartamento in cui non pare vivere sempre. D’altronde, Messina Denaro racconta di vivere a Palermo e, infatti, Kokka non lo incontra mai per caso in strada a Campobello. “Dava sempre l’impressione che non aveva amici. Molto chiuso, molto riservato”, ha spiegato la donna. Una volta vanno al centro commerciale di Palermo, al Conca d’Oro: lui le ha regala 400 euro per comprarsi quello che più le piace. Dopo lo shopping, è il boss a scegliere di andare a cena al Delfino a Sferracavallo: “Io non conoscevo nulla di niente, mi di ha detto andiamo qui al Delfino”. Il regalo di 400 euro da spendere al Conca d’Oro è solo l’inizio. Messina Denaro le darà 1.500 euro come acconto per comprarsi una macchina e le regalerà almeno tre borse Pollini.

Mentre, nell’estate del 2020, vanno in vacanza in mezzo alla gente. Il posto lo sceglie lei su Internet, una ricerca che fa mentre lavora a casa della madre di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato l’identità a Messina Denaro per le cure e che la donna però dice di conoscere appena: “Andrea lo conoscevo di vista così”. “Quindi nel periodo in cui lei frequenta Messina Denaro, si occupa della madre di colui che gli ha prestato l’identità?”, sottolinea il magistrato che la interroga, Gianluca De Leo. “Cioè io proprio sono all’oscuro di tutto”, insiste la donna. Ma il suo racconto vacilla anche quando racconta di non avere più visto il boss dopo la Pasquetta del 2022, quando poi lo lascia e inizia la relazione con un altro uomo. Nell’estate del 2022, però, andrà a Terrasini con il latitante, al Copa Cabana, locale di cui si ricorda molto bene.

Un incontro tra ex, diventati ormai amici – racconta lei – perché dopo l’insorgere del tumore l’uomo era diventato “rompipalle”: “…’Na minima cosa esagerava, era proprio esagerato di suo e rompipalle da morire”, così lo descrive la donna che nel frattempo, guarda caso, ha cancellato tutte le chat con l’ex amante. E solo su domanda degli inquirenti, la donna ricorda un altro particolare, ovvero la visita in una clinica privata per bruciare una piaghetta. È il Megalab di Marsala, un ambulatorio medico dove la donna va assistita dal boss: “Ho avuto un problema con una piaghetta e lui me l’ha fatta sistemare, nel senso che mi ha detto che c’era questa dottoressa, ha questo studio privato e mi ci ha portato, ho fatto alcune visite, ha pagato tutto lui”. Era d’altronde un medico il boss, così almeno si era presentato, che viveva in via Belgio a Palermo – in quella stessa via le indagini hanno scovato il dentista da cui andava il boss – e che a Campobello di Mazara non era un volto noto. Poi però durante l’interrogatorio la donna ammette: “Gli potevi dire qualsiasi nome e lui conosceva tutti”. Un racconto perlomeno contraddittorio quello di una delle ultime amanti dell’ex latitante che però non risulta indagata: “Ho rischiato la vita. Sono stata ingenua. Mi ispirava fiducia”, ha detto ai magistrati.

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