Tessa Gelisio madrina a Gusti di Frontiera: «A Gorizia si respira il confine»
Spigliata, sorridente. Insomma, una madrina perfetta. Non ci son dubbi sul fatto che la protagonista della giornata inaugurale di “Gusti” sia stata lei: Tessa Gelisio, nota conduttrice e autrice Tv.
È la prima volta a Gorizia?
«Ho viaggiato molto per l’Italia, specie lungo la costa. Conosco altre zone del Friuli Venezia Giulia e a Trieste sono stata più volte, ma a Gorizia è la prima».
Che idea si è fatta?
«Mi sembra multiforme a livello architettonico, variegata: non ha uno stile ben preciso, dominante. Si vede che questa è una terra di confine».
E di Trieste cosa pensa?
«È bellissima e i triestini mi fanno ridere: sono davvero simpatici. Tra l’altro, durante le riprese di “Italia che vai” eravamo in barca e la bora ci stava facendo volare. Solo a Venezia per l’acqua alta e a Trieste per la bora mi sono capitate situazioni così surreali ed è interessante vedere come i residenti, consci di essere in balia di fenomeni atmosferici estremi, si ingegnino e diventino un po’ scanzonati».
Qual è il piatto che preferisce cucinare?
«I primi, in particolare i risotti. E anche le paste».
E a tavola?
«Mangio un po’ di tutto. Molta verdura, seguo la dieta mediterranea. E impazzisco per la pizza, non per i dolci».
Cosa non ama?
«Il ravanello, il cetriolo».
Il fegato alla veneziana?
«Mi piace, a differenza del baccalà».
Le frattaglie?
«Le mangio e le cucino: sono un prodotto povero, di scarto, ipersostenibile. Le preparo con la cipolla, con una buona dose di aceto per smussare l’intensità del sapore».
C’è stato un evento che ha favorito l’esplosione degli chef in Tv e l’attenzione per l’enogastronomia?
«Più che di un evento si è trattato di un trend che non si è arrestato, anche se il culmine è di una decina di anni fa con gli chef che hanno raggiunto la massima notorietà».
E qual è il suo rapporto con la cucina stellata?
«A me piace molto, anche se trovo alcuni suoi esponenti con troppa tecnica, troppe idee e poco gusto. Altri li adoro. Ma la maggior parte degli chef che praticano una cucina gourmet non sono replicabili a casa, con tutte quelle salsine, riduzioni, polveri e spume, peraltro meravigliose».
Chi è il suo preferito?
«Léveillé, Cerea, Giancarlo Perbellini, Marco Sasso, Pinchiorri a Firenze, Bartolini».
Cosa manca alla nostra Tv in tema enogastronomico?
«Manca poco. Forse latita uno spazio sulle materie prime, perché sono un argomento difficile da trattare. Si parla tanto di ricette, ma poco di qualità degli ingredienti, di come riconoscerli. E insegnare a riconoscere la materia prima, che è la base della sana alimentazione, di un rapporto corretto alimentazione-territorio e di una cucina semplice, che io amo, sarebbe giusto. Coprire tutto con burro e formaggi fa ottenere prodotti golosi, ma cucinare dovrebbe essere qualcosa di diverso».
Chi sono umanamente i cuochi, gli chef?
«Ce ne sono di ogni tipo. In media, però, il loro livello di intelligenza è alto. Poi, ci sono quelli più sofisticati, quelli più bruti, quelli più veraci, semplici».
Qual è il vino che più ama?
«Quello che produco io: il Carignano del Sulcis».
Quello che non ama?
«Quelli fatti male».
E i vini del Collio?
«Li adoro. Ma in genere, da buona Toscana, essendo di Bolgheri, scelgo i rossi».
Lei però è nata in Sardegna.
«Sì, ma sono cresciuta in Toscana. Anche la Sardegna, però, è terra di vini rossi». —
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