Animali feriti, Comuni bocciati: «Noi non tuteliamo i gatti»
CALUSO. «Cosa fare se troviamo per strada un animale ferito?». L’ora di educazione civica in alcune classi dell’indirizzo sanitario del Martinetti di Caluso ha cercato di rispondere a questa domanda. Con risultati alquanto scarsi a dire il vero, non per colpa dei ricercatori - gli studenti - ma degli interlocutori - i Comuni -, davvero poco preparati in materia.
Come? Gli studenti sono stati stimolati dalla professoressa di chimica Silvia Faggian a porre il quesito in Comune, lo scorso anno. Faggian è anche la presidente di Eporedia animali onlus, l’associazione che si occupa del gattile di Ivrea. Dunque, è piuttosto ferrata in materia. Pronta a tutte le risposte che i ragazzi si sono trovati di fronte, cioè le più disparate. Segno che nonostante i cittadini abbiano il dovere per legge di prestare cura a un animale ferito e il sindaco, in quanto massima autorità sanitaria ne sia responsabile, in Piemonte è difficile trovare qualcuno che sia competente in materia nelle istituzioni.
Non tutti i Comuni rispondono agli studenti, non tutti hanno una convenzione con un gattile o con un canile, ma soprattutto l’ignoranza fa da padrona. Tra questi c’è chi risponde, ad esempio, che «i gatti non sono tutelati dal Comune», mentre i cani sì, una sorta di specismo tra canini e felini. Mentre in tanti dicono, genericamente, di «chiamare il veterinario del paese», dimenticando però che i veterinari sono dei liberi professionisti che operano a pagamento. Quindi chi paga, poi, la parcella del veterinario? Tanti consigliano di chiamare la polizia municipale o l’Asl. Consiglio che sarebbe corretto se i vigili rispondessero 24 ore su 24 e se l’Asl avesse un servizio di pronto intervento sulle strade. «Quando si trova un animale ferito bisogna chiamare il 112 - spiega Faggian, dall’alto della sua vasta esperienza in materia - o il Comune di ritrovamento che deve agire. Tutti gli animali randagi o selvatici sono per legge tutelati dal sindaco, che resta la maggior autorità sanitaria sul territorio anche in ambito veterinario».
Visto che la maggior parte dei Comuni non hanno una convenzione con gattili o canili, il problema si pone quando viene ritrovato un’animale ferito in zone non coperte. Tanti spesso rimpallano le responsabilità - e il conto - direttamente ai volontari. «Le informazioni in merito - prosegue Faggian - sono molto lacunose, le istituzioni sono assenti. I Comuni non sono informati e le forze dell’ordine non sono informate, mentre l’Asl non risponde. È qualcosa con cui ci scontriamo sempre come gattile. E rappresenta un aggravio per i volontari, che non ottengono così rimborsi da comuni. Le leggi ci sono ma non hanno esecuzione, così i cittadini si devono organizzare parallelamente alle istituzioni per gestire il randagismo».
Il progetto è rientrato nell’ambito dell’educazione civica del Martinetti e anche il garante regionale per gli animali, Paolo Guiso, ne è stato informato con una email. A cui, però, non ha mai risposto.