Carnevale sul femminicidio della madre: "Mio padre era un uomo malato. I carabinieri non volevano intervenire, poi portai in caserma il cervello di mamma..."
LA STAMPA - Andrea Carnevale , ex attaccante della Roma e attualmente capo scouting dell' Udinese , ha rilasciato un'intervista al quotidiano e tra i vari temi trattati ha ripercorso alcune tappe della sua vita travagliata tra cui la morte dei suoi genitori: il padre uccise la moglie quando Andrea era un adolescente e, dopo essere stato rinchiuso in un manicomio, si tolse la vita. Ecco il suo racconto: "La tragedia non mi ha spezzato moralmente, ho chiuso dolore e rabbia dentro un forziere e li ho usati per darmi forza. Mio padre, che era tornato a casa dopo un anno passato a lavorare in Germania come operaio nelle ferrovie, ha cominciato a mostrarsi sempre più strano e spaesato, e poi a picchiare nostra madre davanti a noi, anche mentre cenavamo insieme la sera. Andai dai carabinieri più volte per sentirmi dire che se non vedevano il sangue non potevano farci niente. A casa c’era sempre un clima di terrore, perché da un momento all’altro diventava violento, soprattutto verso mia mamma, che subiva questi scatti d’ira. Per anni mia madre ha preso schiaffi e botte davanti a noi. Mia mamma era una donna per bene, ma mio padre si era fissato con l’idea che lo tradisse, una pazzia che si verifica anche oggi. Eppure il maresciallo, in caserma, fu capace di dire che finché non vedeva il sangue non poteva intervenire. Una mattina mio padre si è svegliato, ha preso l’accetta ed è andato ad ammazzare mia madre mentre stava lavando i panni al fiume vicino casa. Una delle mie sorelle era presente, io stavo giocando a pallone lì vicino. Ho raccolto il cervello di mia mamma nel fiume e l’ho portato alla caserma: 'Hai visto che poi è successo?', ho detto al maresciallo. 'Quante volte sono venuto qui, adesso il sangue lo vedi'. Oggi però non ho rancore per nessuno: mio padre era un uomo malato che non è stato curato".