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Scuole e pratiche gestite in ritardo, l’Inps batte cassa per gli interessi di mora. Uil: “Personale oppresso, intervenga il ministero”

Lo Stato multa lo Stato. E’ quanto sta avvenendo in centinaia di scuole italiane dove i dirigenti amministrativi sono oppressi da continue richieste dell’Istituto nazionale della previdenza sociale (l’Inps) che intima loro di provvedere entro novanta giorni al pagamento di interessi di mora per pratiche gestite in ritardo. La denuncia arriva dal segretario nazionale della Uil Scuola, Giuseppe d’Aprile. Da settimane raccoglie le proteste di presidi e segreterie, che oltre al carico di lavoro quotidiano in condizioni di scarso organico, ora si trovano anche le pressioni dell’Inps.

Sulle scrivanie dei dirigenti arrivano lettere con la seguente richiesta di interessi di rivalsa ai sensi della Legge 140/1997 e dell’articolo 24 del Dpr 1032/73: “Con riferimento – cita una delle tante missive dell’Inps che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare – alle prestazioni che l’istituto ha pagato nel periodo 2/2024-3/2024 si fa presente che sono stati erogati interessi per ritardato pagamento delle prestazioni nonché per ritardata emissione di atti di riconoscimento del diritto a riscatto, in conseguenza della tardiva trasmissione della documentazione di rito relativamente ai dipendenti di cui all’elenco allegato”.

In modo particolare – spiega la Uil – si fa riferimento alle pratiche per il Tfs e il Tfr che devono essere evase entro il 31 agosto. L’Inps ha poi 107 giorni di tempo per procedere al pagamento. Spesso accade che, visto il carico di lavoro estivo degli uffici, vi sia un ritardo giustificato dal fatto che in ogni caso l’istituto di previdenza ha più di tre mesi di tempo per la gestione della pratica. Un differimento che non è ammesso e che ora sta costando caro alle scuole.

“In risposta alle ripetute richieste di incontro da noi sollecitate su questo tema, il Mim aveva emesso una circolare, lo scorso 25 luglio, indirizzata alle istituzioni scolastiche. In tale documento, pur richiamando il pronunciamento dell’Avvocatura dello Stato, non solo non veniva risolta la questione alla radice, ma veniva scaricata sui dirigenti scolastici. Questi ultimi, si sono trovati a dover seguire le procedure indicate dal Mim per rispondere alle richieste dell’Inps, che ha continuato e continua a richiedere interessi di rivalsa, mettendo peraltro in grave difficoltà la gestione dei bilanci scolastici”, spiega il segretario generale Uil Scuola Rua D’April.

La circolare citata firmata dai capi dipartimento di viale Trastevere, Jacopo Greco e Carmela Palumbo, fissava – sulla base di un parere dell’Avvocatura dello Stato – le condizioni perché si procedesse al pagamento degli interessi di rivalsa. Tra questi: la non prescrizione del credito; la dimostrazione dell’eventuale condotta colposa dell’amministrazione scolastica; il fatto che l’Inps dovesse dar prova di aver subito un danno pari all’ammontare richiesto. Insomma, un corto circuito dello Stato che ha reso ancor più difficile l’operato di chi lavora in trincea.

“Si tratta di una pratica opprimente – dice D’Aprile – che non può essere imposta al personale amministrativo, il quale, peraltro, non è adeguatamente formato e non riceve un giusto riconoscimento economico per adempimenti, che tra l’altro, non rientrano nei loro compiti. Serve un intervento urgente da parte del ministero, che, se realmente interessato al benessere delle proprie scuole, deve chiedere l’immediata sospensione delle cartelle esattoriali e risolvere definitivamente il problema. Il nostro ufficio legale seguirà l’evoluzione delle rivalse Inps fornendo adeguato supporto giuridico”.

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