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Dimezzare le Unioni montane: la Regione ne vuole quattro

Entro i primi giorni di ottobre la Regione Veneto vorrebbe che il Bellunese assumesse un preciso orientamento sulle Unioni Montane. Attualmente sono 9.

Venezia vorrebbe ridurle a 4, al massimo 5. Ma sarà mai possibile dimezzarle? «Ci stiamo fruttuosamente confrontando», reagisce il presidente veneto dell’Uncem, che è il bellunese Ennio Vigne, dopo il recente incontro con i presidenti delle Unioni.

Cadore, Cortina e Comelico

Tra Cadore, Cortina e il Comelico ci sono oggi tre Unioni. Venezia ne gradirebbe una soltanto. È stata messa in liquidazione la Val Boite. Quindi è scontato che il Centro Cadore assorbirà anche i Comuni dell’altra valle. Compresa Cortina? Ai piani alti di Corso Italia si aspetta di constatare che cosa accadrà.

E il Comelico? «La prospettiva dell’unificazione è inevitabile. Ma riguarda il futuro», afferma Alfredo Comis, sindaco di santo Stefano di Cadore.

«Al presente la valle ha bisogno di sentirsi identitariamente unita per affrontare la grave emergenza della chiusura notturna della galleria, addirittura per tre anni». Ma cinque piccoli Comuni non sono troppo pochi per una Comunità eccessivamente piccola? Risponde Comis: «Forse potrebbe avere interesse a venire con noi Auronzo, col quale già collaboriamo intensamente, ad esempio per la galleria ed il passo sant’Antonio». In altre parole, il Comelico chiede tempo.

E, in ogni caso, anche in Val Boite il quadro non è definito. «Noi sindaci stiamo ragionando intorno alle funzioni che un’Unione Montana potrà avere. Ci sono o no? E se ci sono, è più produttivo che siano svolge in un contesto ampio di cooperazione o ristretto?».

Come dire, in altre parole, dato per scontato che la Comunità Montana della val Boite sarà liquidata (i beni immobili compresi), val la pena rigenerarla come sostiene qualcuno, a fare massa critica col Centro Cadore come convengono De Bon e altri suoi colleghi? «Noi siamo rispettosi delle scelte che verranno assunte nel territorio», afferma Pier Luigi Svaluto Ferro, sindaco di Perarolo e presidente dell’Unione Montana del Cadore.

«Certo, la prossima riforma dovrebbe tener conto anche di altre sedi di programmazione e di governance del territorio: dalle Aree Interne alle Ipa, al Gal, ai vari Bacini». Discorso, questo, che si ripresenta in altri contesti.

Zoldo e Longarone

Vive momenti di fibrillazione anche l’Unione Montana Cadore Longaronese Zoldo che comprende i Comuni di Val di Zoldo, Zoppè di Cadore, Longarone, Ospitale di Cadore, Soverzene. Pare destinata, infatti, allo smembramento. Paolo Frena, presidente dell’Um Agordina, ha chiesto a Camillo De Pellegrin, sindaco di Val di Zoldo, di aggregarsi al suo ente.

«È la soluzione più naturale», ammette il primo cittadino di Val di Zoldo. «Già condividiamo i Fondi dei Comuni confinanti, perché siamo attigui a Taibon Agordino; fondi che ci permetteranno di ampliare, rigenerandola, la casa di riposo. Poi, in effetti, noi, comune esclusivamente di montagna vera, non abbiamo granchè da condividere con Longarone e Soverzene che sono Comuni di pianura».

Ma c’è un “però”. Val di Zoldo fa parte dell’Area Interna che va dal passo Staulanza e scende fino al lago di Santa Croce. Quindi si tratta di una programmazione da riscrivere, ovviamente tenendo conto dei flussi di finanziamento. Detto questo, gli altri Comuni accetteranno di far parte di un’unica Unione Montana con Belluno e Ponte nelle Alpi? Ospitale di Cadore è più affine al Cadore, appunto, o a Belluno? E Longarone?

A questo punto, tra l’altro, si pone il tema dell’Alpago. Secondo l’orientamento della Regione, dalla valle del Vajont a quella dell’Alpago, fino a Belluno e a parte della stessa Valbelluna si potrebbe costituire un’unica Unione Montana. Ma l’Um Alpago, con i suoi tre Comuni, non ci sente affatto. E sta cercando d’ingraziarsi Longarone, possibilmente anche Soverzene, sulla base del perimetro dell’Area interna. In questa prospettiva, dunque, le Unioni montane in provincia non sarebbero 4, bensì 5.

Belluno, Valbelluna e Feltrina

Oggi Belluno e Ponte costituiscono un’unica Unione Montana, che tale però non resterà. Quanto meno potrebbe andare a pescare alcuni Comuni della Valbelluna, composta da Borgo Valbelluna, Limana, Sedico e Sospirolo. Pare destinata anche questa a soccombere, o meglio a fare massa critica con Belluno e Ponte nelle Alpi oppure con la Feltrina. La quale Feltrina è territorialmente molto consistente; comprende Arsiè, Cesiomaggiore, Feltre, Fozaso, Lamon, Pedavena, Santa Giustina, San Gregorio nelle Alpi, Seren del Grappa, Setteville, Sovramonte, Segusino. Tale è destinata a rimanere, semmai ad ampliarsi ulteriormente. Con qualche Comune della Valbelluna

Qui Agordino

L’unione montana agordina conta ben 16 Comuni. E’ la più numerosa. E di sicuro si amplierà con Val di Zoldo. Tra l’altro è curioso capire che fine farà Zoppè di Cadore: passerà anche questa Comunità con l’Agordino, oppure resterà nel territorio della Magnifica Comunità del Cadore, a cui storicamente appartiene? O ancora seguirà Longarone?

Tempi lunghi

I sindaci ritengono che la Regione non possa pretendere tempi brevi per decidere. Riassume Camillo De Pellegrin: «C’è da riscrivere la mappa delle competenze, delle gestioni. E il primo obiettivo che dovremmo porci è quello di dare elettività alla Provincia affinchè diventi il motore della programmazione e della gestione».

Per Svaluto Ferro, la riforma delle Unioni Montane non potrà prescindere quanto meno dalle Aree Interne. Che sono: Agordina, Comelico,Alpago-Zoldo, Cadore (13 Comuni senza quello di Cortina).

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