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Autonomia, ecco cosa chiede il Veneto

Nove materie, tutte potenzialmente trasferibili subito alla competenza della Regione. Oggi, 3 ottobre, per Luca Zaia e il Veneto, si consumerà l’ennesima «giornata storica».

La prima – va detto – che vedrà il ministro per le Autonomie e gli Affari regionali Roberto Calderoli sedersi al tavolo con i governatori di Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria per discutere, operativamente, di Autonomia.

«Finalmente potremo provare con i fatti che questa riforma non rappresenta la secessione dei ricchi, né un atto di egoismo che spacca l’Italia» ha detto Zaia, rispolverando due concetti che gli sono cari.

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L’incontro

Il ministro e i presidenti delle Regioni interessate, solo quattro finora, si incontreranno alle 13 nella sede romana del Ministero, ognuno con le proprie carte.

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Zaia si presenterà con il dossier studiato e redatto dalla delegazione trattante: costituzionalisti, economisti, tributaristi “scelti”, che in parte lo affiancheranno anche oggi. Una dopo l’altra, nel documento sono elencate le nove materie (su ventitré), attualmente affidate alla competenza esclusiva o concorrente dello Stato, e per il cui trasferimento alla Regione non bisognerà aspettare la determinazione dei Lep (i livelli essenziali delle prestazioni).

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Per ognuna, i tecnici hanno individuato le specifiche funzioni delle quali la Regione chiede la competenza. Ad accompagnare ciascuna richiesta, anche un piccolo prospetto per motivarla.

Materie e competenze

Si va dalla “regionalizzazione” delle procedure di reclutamento dei vigili del fuoco in materia di protezione civile – una proposta già avanzata dall’assessore Gianpaolo Bottacin, ma che aveva fatto infuriare la categoria – alla riorganizzazione degli uffici della giustizia di pace. E poi dalla possibilità di istituire nuove professioni, purché con un legame con il territorio, al rafforzamento del ruolo della Regione nella disciplina dei sistemi creditizi locali.

È nutrita la parte relativa al commercio estero: materia del ministro Antonio Tajani, che già ha annunciato battaglia. In generale, è orientata a un’implementazione dell’export regionale, che passa dall’aumento della produttività delle aziende venete e dalla loro valorizzazione, per renderle più attrattive agli occhi dei lavoratori qualificati.

Infine, sono diverse e puntuali le richieste di finanza pubblica. Sempre nei limiti delle proprie competenze, il Veneto chiede la possibilità di istituire tributi locali, di rideterminare aliquote e agevolazioni e di prevedere compartecipazioni al gettito dei tributi e delle compartecipazioni regionali, sempre a favore di Comuni, Province e Città metropolitane.

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Uno stock comune di materie

Tutte funzioni che il governatore veneto elencherà, una a una, davanti al ministro Calderoli. E lo stesso faranno Attilio Fontana per la Lombardia, Alberto Cirio per il Piemonte e Alessandro Piana per la Liguria.

Obiettivo dei quattro presidenti, ma pure del ministro, è di arrivare a una proposta comune – di materie e di competenze – per accelerare l’iter e tagliare al più presto il traguardo del trasferimento delle funzioni.

Ma c’è un ostacolo, opposto dalla politica.

Perché l’Autonomia, battaglia di bandiera della Lega, è anche per questo il terreno di scontro dei partiti di governo. Lo scenario sul quale ognuno si può esibire, nella propria dimostrazione di forza e nel tentativo di mischiare le carte degli equilibri.

E si può leggere (anche) così la resistenza di Forza Italia, esplicitata in termini generali, ma pure estremamente concreti. Messi nero su bianco dal ministro degli Esteri (e vicepremier) Antonio Tajani, in una lettera inviata allo stesso Calderoli, per manifestare la sua indisponibilità a cedere rispetto alla sua materia: il commercio estero.

È il rifiuto più evidente. Ma le osservazioni hanno la paternità anche di altri membri dell’esecutivo, tutti chiamati a inviare al ministro una relazione dettagliata, dedicata al potenziale impatto della nuova legge su ciascun dicastero.

Le prime materie

In ogni caso, oggi pomeriggio si inizierà a discutere. Nella lettera inviata al Consiglio dei ministri il primo luglio scorso, Zaia ha chiesto subito la devoluzione delle nove materie “non Lep”. Non solo. Ha anche chiesto uno studio sulle quattro materie, pur Lep, che furono oggetto della pre-intesa del 2018, e quindi politiche del lavoro, istruzione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema e tutela della salute. In realtà, lo ha ammesso Zaia stesso, la prima intesa sarà comunque limitata a una manciata di materie.

Intanto la cosiddetta “commissione Lep” continua il suo lavoro per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, dei costi e dei fabbisogni standard.

Per terminare il lavoro, gode di termini larghi, ma rigidi: due anni dall’approvazione della legge. Poi si potrà iniziare a discutere pure delle 14 materie “Lep”, anche se i tecnici della Regione lo stanno già facendo da mesi.

La strada per l’attuazione dell’Autonomia sarà lunga e tortuosa, ma almeno il primo tratto è stato percorso.

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